Libertà di pensiero: autori protestano in India per misteriosa morte di intellettuali ‘non allineati’
NUOVA DELHI – Non si placa la ‘rivolta’ silenziosa dei letterati indiani: schierati sul piede di guerra umanisti, scrittori e poeti che da oltre un mese rifiutano, uno dopo l’altro, gli ambitissimi premi assegnati dalla National Academy of Letters, in risposta al tacito assenso del Primo Ministro indiano, Narendra Modi, capo del governo dal 2014, sui misteriosi decessi che negli ultimi mesi hanno colpito una serie di personaggi illustri, tutti saliti alla ribalta per il loro spirito critico nei confronti delle gerarchie religiose induiste e non.
A scatenare la protesta dei più celebri romanzieri indiani è stata l’improvvisa morte di Malleshappa Madivalappa Kalburgi, autore progressista criticato dall’opinione pubblica per le sue posizioni estremiste e dissidenti, trovato senza vita il 30 agosto scorso nella sua abitazione: le dinamiche e i mandanti dell’assassinio restano ancora avvolti nel mistero nonostante le indagini.
Nell’ultimo mese più di 35, tra leader politici e scrittori, hanno manifestato il loro dissenso e la loro disapprovazione per il leader politico indiano, ampiamente elogiato invece dalla critica estera dopo il suo viaggio negli Stati Uniti d’America. A parlarne pubblicamente in India anche il saggista autore de “I Versi Satanici”, Salman Rushdie, attaccato prepotentemente via Twitter in seguito a un suo post in cui manifestava vicinanza ai colleghi: “Ci sono attacchi alle libertà ordinarie, al diritto di assemblea, al diritto ordinario di organizzare un evento in cui le persone possono parlare di libri e di idee liberamente e senza ostilità.”, queste le parole indignate in replica ai migliaia di commenti intimidatori.
Al fianco di Rushdie anche Uday Parakash; Nayantara Sahgal, premiata per il suo romanzo storico “Rich like Us”; Ashok Vajpeyi, autore della raccolta di poesie “Kahin Nahin Wahin”; Krishna Sobti, scrittrice di romanzi di fantascienza e Gurbachan Singh Bhullar. Nessuno di loro ha fatto marcia indietro, nonostante le dichiarazioni rilasciate dal Primo ministro in difesa del suo partito, dichiarandosi estraneo ai fatti e profondamente colpito dalla vicenda.
By Federica Mandara