La Svezia insiste, vuole Julian Assange
STOCCOLMA – Le aspettative non erano altissime, la posizione svedese era abbastanza conosciuta e ‘politicamente’ definita riguardo le accuse rivolte al leader di Wikileaks, Julian Assange, dunque è arrivata puntuale la conferma del suo mandato di cattura: respinto l’appello presentato dai legali dell’attivista australiano.
Il caso riguarda presunte molestie sessuali, una probabile strumentalizzazione giudiziaria col fine di mettere a tacere i segreti dei Paesi occidentali in possesso di Wikileaks, ma la Svezia ritiene Assange “ancora sospettato”, quindi nell’ipotesi uscisse dalla ‘prigione’ ecuadoriana di Londra (E’ la tesi della difesa, visto che Assange è ‘ospite’ dell’ambasciata dell’Ecuador di Londra ormai da due anni – ndr) sarebbe immediatamente estradato verso la Svezia, azione giustificata dal mandato di cattura internazionale pendente sulla sua testa, che lo ritiene sospettato e a rischio fuga. Per la Corte infatti “Assange può lasciare l’ambasciata se vuole, consapevole che l’uscita dalla sede diplomatica farebbe scattare l’estradizione in Svezia”.
Intanto il 17 novembre, in videoconferenza da Londra, il fondatore di Wikileaks ha annunciato la pubblicazione a breve di nuovi file segreti: senza fornire ulteriori dettagli sui documenti, che tuttavia fanno parte dell’enorme “spy file” che ha smascherato le compagnie internazionali coinvolte nel sistema di sorveglianza globale delle comunicazioni, Julian Assange ha attaccato il ‘gigante’ Google in quanto collaborazionista degli Stati Uniti d’America nel controllo delle informazioni riservate.