#Svegliatitalia – In piazza anche per cambiare la mentalità sessista e patriarcale italiana
NAPOLI – Sabato 23 gennaio, al grido di “Svegliatitalia é ora di essere civili” e al suono di migliaia di sveglie anche Napoli ha dato il suo contributo in piazza per l’approvazione del Disegno di legge Cirinnà che garantirebbe un primo passo verso l’uguaglianza di diritti alle coppie gay attraverso le unioni civili. La manifestazione è stata organizzata dalle associazioni LGBT, Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, MIT.
I manifestanti, circa 6.000 persone, si sono riuniti in Piazza Carità alle ore 16:30, dando via al corteo che ha percorso Via Toledo fino a giungere a Piazza Plebiscito, illuminata con i colori dell’arcobaleno. Oltre al Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha guidato il corteo, erano presenti anche molti esponenti locali e nazionali del PD, del Movimento 5 Stelle e Sel, inoltre UDU, Legambiente Centro Storico, CGIL, Vesuvio Rainbow e Associazione Luca Coscioni.
Attualmente l’Italia è uno dei pochi paesi europei a non avere un riconoscimento giuridico per le coppie omosessuali, costringendoli a vivere una condizione discriminante rispetto agli altri cittadini. Inoltre ci sono molti bambini in Italia, nati da coppie gay, che in caso di separazione o se il genitore biologico venisse a mancare per lutto, sarebbe considerato un orfano. Abbiamo rivolto al riguardo alcune domande a Giorgia Di Lorenzo, referente interna dell’associazione Famiglie Arcobaleno Campania.
A un passo dall’approvazione della legge sulle unione civili, perché siamo in piazza?
«L’Italia è fanalino di coda dell’Europa in molto campi, tra cui quello dei diritti civili, ossia il rispetto e la tutela delle persone a prescindere dall’orientamento sessuale, nel caso specifico delle persone gay, lesbiche, trans e altro. L’Europa chiede di essere uno Stato laico, progressista e al passo con i tempi, e ancora l’approvazione dei diritti civili incontra una feroce opposizione a causa di nostri retaggi culturali. I diritti civili sono solo un piccolo e primo passo verso il reale e pieno riconoscimento delle persone LGBT. A fronte di pari doveri come il pagamento delle tasse, il diritto al voto e altro, chiediamo stessi diritti di tutti, quindi anche la possibilità di essere riconosciuti come coppia e come famiglia».
Cos’è una famiglia arcobaleno e perché fa paura alle forze conservatrici del Paese?
«Le famiglie arcobaleno sono famiglie con due genitori dello stesso sesso, che tentano o hanno già figli ricorrendo alle tecniche di fecondazione assistita regolamentata nei paesi civili Europei. Uno Stato debole si accanisce a proteggere dei modelli che nella realtà la maggior parte delle volte non hanno riscontro: il modello fittizio italiano è la famiglia eterosessuale, monogamica, sposata. Questo modello affonda le sue radici culturali in una mentalità sessista, patriarcale e fascista appoggiata dalle frange più grette del cattolicesimo. La realtà quotidiana e reale degli Italiani parla di famiglie separate, divorziate, ricostituite, allargate, multietniche, omogenitoriali e altro ancora, una realtà in continua evoluzione e movimento come il concetto stesso di cultura. La famiglia omogenitoriale mina quindi il modello patriarcale, sessista e fascista, rompe gli schemi dei ruoli di genere e dei ruoli genitoriali, ponendo invece al centro maggiormente l’individuo nella sua particolarità e specificità».
Su quali basi si contesta la “stepchild adoption” e quali novità porterebbe in Italia?
«Le famiglie omogenitoriali sono una realtà ampiamente documentata in Italia, con figli che continuano a crescere nel tessuto cittadino. Ma allo stato attuale viene riconosciuto solo un genitore, ossia quello biologico. Se il genitore biologico venisse a mancare per qualsiasi motivo, o la coppia si separasse, un figlio curato e amato da due persone fino a quel momento, diventerebbe improvvisamente orfano, rischiando di essere preso in carico da persone sconosciute o da assistenti sociali. La stepchild adoption, approvata nella sua completezza, permetterebe invece al genitore non biologico, cioè al coniuge, di adottare e quindi tutelare il figlio della coppia. Nel 2014 e nel 2015, il Tribunale per i minorenni di Roma, ribadendo il principio giuridico consolidato e in linea con tutta la giurisprudenza italiana, dai Tribunali alla Cassazione, ed europea, ha sancito che l’orientamento sessuale dell’adottante non può costituire un elemento ostativo alla stepchild»