Fukushima 5 anni dopo
TOKYO – Oggi si celebrano cerimonie in tutto il Giappone per ricordare il V anniversario dal terremoto, e conseguente maremoto, che ha causato migliaia di decessi e dispersi, provocando nell’impianto energetico di Fukushima il disastro nucleare più grave dal 1986, anno in cui esplose la centrale di Chernobyl.
Sono trascorsi 5 anni dall’11 Marzo 2011, una data che è rimasta impressa nelle menti della popolazione giapponese, ma anche in quella mondiale. La centrale nucleare di Fukushima venne gravemente danneggiata dal terremoto di magnitudo 9.0 e dalla violenza del conseguente maremoto con onde alte fino a 40 metri. La gravità della situazione non fu subito chiara e questo anche a causa delle reticenze della Tepco, l’azienda energetica che aveva in gestione l’impianto. Solo nei giorni successivi venne inquadrata la situazione: i danni subiti alla centrale nucleare di Fukushima sarebbero entrati nella storia, per gravità, dopo il disastro di Chernobyl nel 1986.
Per i primi due anni dopo il disastro, Fukushima fu una sorta di caotico ospedale da campo, spiega oggi l’attuale responsabile dello spegnimento dell’impianto, Naohiro Masada: “Mentre si sparava in modo piuttosto rudimentale dell’acqua con gli idranti negli edifici dei reattori, si lavorava per rimuovere le macerie e per fare spazio alle nuove strumentazioni. La durata dei turni di lavoro era condizionata dalla quantità di radiazioni cui si era esposti, con lunghe procedure per isolarsi dall’ambiente circostante e per controllare, alla fine di ogni turno, che non ci fossero state contaminazioni.”.
Oggi per ricordare i danni e le vittime del terremoto è stato osservato alle ore 14:46 locali, l’esatto momento in cui è stata registrata la prima scossa, un minuto di silenzio in tutto il Paese nipponico. Il premier Shinzo Abe e l’imperatore Akihito inoltre parteciperanno a una cerimonia organizzata al Teatro nazionale a Tokyo.
Oggi il livello di radiazione è molto basso, ma solo pochi reattori nucleari hanno ripreso le loro regolari funzioni. La situazione tuttavia rimane precaria, registrando ancora un numero di 147mila persone sfollate su un totale di 470mila evacuate subito dopo il disastro: oltre 57mila quelli che vivono ancora nei prefabbricati.
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