Napoli. “Colori per il Rojava”: arte e solidarietà per il Medio Oriente
NAPOLI – Dal 29 ottobre al 6 novembre 2016, presso la galleria 1 Opera in Via San Biagio dei Librai 121 a Napoli, verranno esposte le opere che sostengono l’iniziativa “Colori per il Rojava”, progetto artistico nato con l’intento di mostrare pieno interesse e visibilità alla Rivoluzione del Rojava, regione autonoma de facto nel nord e nord-est della Siria, una delle quattro parti in cui è suddiviso il Kurdistan.
La rivoluzione del Rojava è basata sul confederalismo democratico, che spiana la strada verso una convivenza pacifica fra tutte le popolazioni del territorio siriano e nel rispetto delle loro lingue, culture e identità. Si tratta di un’idea politico-sociale applicata al contesto del Medio Oriente e che non cerca di imporre stati-nazioni indipendenti, ma che anzi prevede la creazione di una nazione democratica, la cui base è la società civile organizzata in maniera autonoma e democratica. Questi i principi proposti da Abdullah Öcalan, leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), il quale sviluppa in modo sistematico il suo progetto politico nato dall’incontro con le teorie libertarie ed ecologiste di Murray Bookchin, filosofo, anarchico ed ecologista statunitense.
I concetti di ecologia e femminismo sono pilastri centrali del pensiero di Abdullah Öcalan, così come viene esplicitato nella carta del “Contratto Sociale del Rojava”, la quale si rivolge a tutti i popoli al fine di perseguire i principi di uguaglianza, libertà e giustizia e ricercare un equilibrio ecologico per porre fine allo sfruttamento intensivo delle risorse. Il progetto “Colori per Rojava” è retto dunque da logiche multi-culturali e anti-monopolistiche, e nasce con l’idea di contrastare il pensiero egemonico di coloro che vogliono disegnare il proprio potere sulle cartine e omologare tutto utilizzando un solo colore. Dunque proprio attraverso l’utilizzo dei colori è possibile raccontare al meglio questa rivoluzione, che è la prova di come le diversità possano coesistere insieme per creare qualcosa di nuovo e unico.
La proposta lanciata agli artisti è di rispondere a questa “chiamata ai pennelli” contribuendo alla narrazione di una storia che non viene quasi mai raccontata, utilizzando senza vincoli le tecniche e i materiali che si ritengono più opportuni per la realizzazione delle opere. Al riguardo abbiamo intervistato uno degli organizzatori del progetto, Ludovico.
Come è nata l’idea del progetto?
«Siamo un gruppo sparso per tutta Italia che segue e porta avanti un lavoro di informazione e solidarietà alla causa curda e alla rivoluzione del Rojava. Abbiamo pensato di organizzare questo progetto sulla Rivoluzione del Rojava perché ci interessava capire, analizzare e criticare questo processo rivoluzionario che è il confederalismo democratico, senza ridurre la questione soltanto alla causa curda. L’idea nasce per portare all’interno delle università di Napoli il confederalismo democratico, nato dall’incontro delle teorie libertarie di autogoverno di Bookchin, con la necessità di trovare una soluzione per la causa curda di Abdullah Ocalan. Un processo rivoluzionario che ha dato vita all’esperienza di autogoverno del Rojava in cui fedi, culture ed etnie differenti convivono insieme.»
A chi è rivolto il progetto?
«L’appello che abbiamo scritto per gli artisti è aperto a chiunque voglia partecipare ed è rivolto a tutta Italia. L’esposizione si terrà a Napoli, anche se abbiamo già ricevuto richieste per replicare anche in altre città. Dopo Napoli inizieremo a organizzarci per Milano.»
Che opere verranno esposte?
«Abbiamo lasciato ampio spazio alla fantasia, abbiamo riconosciuto nella rivoluzione del Rojava la forza dei colori che si scontrano con il nero del totalitarismo e della repressione. I colori però non sono percettibili solo con la vista, quindi abbiamo lasciato massima libertà di interpretazione del tema. Si passerà dalle arti pittoriche classiche a quelle concettuali, fino a performance che giocheranno con i tutti i sensi. In più non ci sarà soltanto l’esposizione come iniziativa, ma stiamo organizzando anche momenti di reading dibattiti e confronti.»
L’arte può sensibilizzare la popolazione verso questo tema?
«La rivoluzione del Rojava è stata definita il luogo del potere dell’immaginazione, un luogo in cui l’immaginazione è diventata realtà. Abbiamo pensato che l’arte fosse un’ottima forma per esprimere questo concetto.»
Chi finanzia il progetto?
«E’ la prima volta che organizziamo un evento simile, completamente finanziato da noi. Tutto il ricavato andrà a sostenere e costruire due progetti che sono ancora in costruzione, ma che a breve pubblicheremo: un laboratorio di ricerca e analisi sul confederalismo democratico; e un progetto che consiste nel fornire gli strumenti e i mezzi necessari per affrontare i traumi e i danni psicologici causati dalla guerra.»
Quale messaggio intendete trasmettere?
«Come prima cosa vogliamo raccontare quello che sta avvenendo in Siria in questo momento, perché la disinformazione e la confusione è tanta. Vogliamo dire che ci sono in campo esperimenti di vita rivoluzionari fatti dai popoli, che vanno sostenuti, perché sono un’alternativa al colonialismo occidentale e a ogni forma di autoritarismo locale e religioso. Si tratta di un esperimento che può offrire una soluzione per tutto il Medio Oriente.»
Le opere saranno raccolte entro il 30 settembre, contattando il team di organizzatori attraverso la pagina facebook “Colori per il Rojava”. Un progetto che, attraverso tracce di colore, intende riscoprire, raccontare e sostenere una battaglia non così distante da noi.
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