Politica. “Indipendenza” per una sovranità politica e monetaria dell’Italia

ROMA – Domenica 11 settembre, dalle ore 9:30 alle ore 18:30, si terrà la III assemblea di “Indipendenza”, associazione patriottica e antimperialista impegnata nella valorizzazione dei concetti di sovranità e indipendenza nazionale.

L’associazione “Indipendenza”, nata nell’aprile 2015, è filiazione dell’omonima rivista fondata trent’anni fa come osservatorio della valenza dirompente delle lotte di stampo nazionalitario, con attenzione particolare a quelle del continente europeo, che nel corso degli anni hanno offerto modelli societari avanzati, riferimenti socialisti e rispetto delle minoranze e dell’ambiente, in un quadro complessivo di alternativa praticabile al paradigma di sviluppo industrialista e capitalista. Da qui il convincimento di poter costruire qualcosa di analogo in Italia, il che ha accompagnato da subito la trattazione dei ‘nodi’ geopolitici, economici e sociali fondamentali del nostro Paese.

Dal 1986 la rivista si è posta come motore di informazione, analisi e sensibilizzazione con una progettualità via via affinata nel tempo, a investire un’idea di società, di difesa del territorio e dell’ambiente, contro la natura onnivora e distruttiva del capitalismo e delle sue logiche di profitto, di riorientamento delle relazioni estere. Sin dai suoi esordi “Indipendenza” ha evidenziato le ragioni d’interesse e le dinamiche del predominio degli Stati Uniti d’America nel processo di costruzione europea dall’immediato secondo dopo guerra, prefigurando le problematiche che poi si sono determinate negli anni fino a oggi, indicando allo stesso tempo il tipo di risposte possibili da dare.
Per l’occasione abbiamo contattato Francesco Labonia, rappresentante dell’associazione “Indipendenza”, a cui abbiamo rivolto alcune domande.

Quali ragioni hanno portato alla III assemblea di “Indipendenza”?

«La necessità di fare il punto sul radicamento dell’associazione, sullo stato delle sue modalità d’intervento, oltre ovviamente a una messa a fuoco al meglio possibile dell’analisi dei più recenti accadimenti internazionali e nazionali, e dell’articolazione della proposta politica. Un momento importante anche per conoscersi, considerando i nuovi che via via entrano. Per questo abbiamo fissato uno scadenzario temporale delle assemblee ogni sei mesi.»

Quali sono gli obiettivi dell’Associazione?

«Molti organismi nascono con un grande progetto molto futuristico, sovente velleitario e illusorio. “Indipendenza” dalla sua costituzione ha inteso non percorrere questa strada, ritenendo necessario individuare e lavorare per obiettivi di fase. Innanzitutto costruire un’organizzazione, nel mentre si affina un programma a tutto campo in grado di dare risposte ai ‘nodi’ e alle problematiche del nostro tempo. Quindi aggregare consenso per una trasformazione di lungo periodo. Questo paese subisce, come altri, il combinato di dominio UE-NATO, e tenendo presente questa condizione fondamentale di sudditanza abbiamo prefigurato il nostro progetto e intendiamo costruire o concorrere alla costituzione di una forza politica, per affrontare uno scenario che non accoglierà benevolmente un affrancamento dell’Italia dalla sua condizione subalterna. L’Italia occupa una posizione geostrategica chiave nel Mediterraneo e la dipendenza pluridecennale dagli Stati Uniti non è questione da cui si possa prescindere. Aggregando persone, energie, intelligenze e competenze, la progettualità di “Indipendenza” continuerà la sua maturazione, irrobustendone i punti programmatici.»

Perché l’indipendenza?

«Perché senza sovranità e indipendenza non può esistere una possibilità di società differente dall’attuale. Sovranità e indipendenza, questa da intendere non come autarchia, ma come liberazione dai vincoli della dipendenza, sono motore e al tempo stesso requisito politico per reimpostare assetti di società e riscrivere modalità di produzione. La loro fisionomia si va quindi configurando in relazione al progetto politico di cui si è portatori. In tal senso, e con attenzione alla natura ‘stadiale’ di ogni lotta di liberazione, in prima istanza ci sono i bisogni primari di un Paese: l’istruzione, la salute, il lavoro, l’alimentazione, l’abitare, la pensione. Per poter dare adeguata risposta a queste questioni, bisogna dire con chiarezza che dall’impianto competitivo, concorrenziale, aggressivo, affaristico che connota il combinato disposto UE/euro-NATO, ci dobbiamo liberare.»

L’attuale situazione in Italia?

«Un orientamento consapevole e deciso di una fuoriuscita dall’euroatlantismo non è ancora popolare, ma sta montando in termini significativi un risentimento anti-unionista. Le destre lo stanno cavalcando e qui, come altrove, mostrano di essere più attrezzate nel capitalizzare il rifiuto della UE, ma per la loro natura politica sono destinate a disattendere sempre gli interessi sociali maggioritari popolari: un conto sono le strumentalizzazioni, un conto le prospettive di società. La parte largamente maggioritaria delle diverse componenti della sinistra politica italiana è ancora orientata a coltivare il sogno astratto e illusorio di un’altra Europa, in una sconnessione ormai evidente dalle problematiche reali, dai bisogni popolari e dalla credibilità di darvi risposte incisive. Il Movimento 5 Stelle dovrà sciogliere le sue forti ambiguità in proposito, tanto più candidandosi a forza di governo. In questo scenario, “Indipendenza” come rivista e come associazione, ritiene di avere spazi da occupare e non si sottrarrà alle sue responsabilità.»

Quindi non solo uscire dall’euro?

«Non si tratta solo di riconquistare la sovranità monetaria, ma di recedere dai Trattati europei che vincolano le politiche di bilancio ed economiche. Dobbiamo riprenderci la piena sovranità economica, monetaria, doganale e produttiva. Questa presuppone una sovranità politica, un’indipendenza dai vincoli euroatlantici e un riorientamento radicale della politica estera. La conquista della sovranità formale, o anche della sola sovranità monetaria, è un obiettivo necessario ma in sé non sufficiente, se non è inscritta nel conseguimento di un’effettiva indipendenza sul piano politico, economico, culturale e geo-strategico e sulla costruzione di un progetto di società avanzato e attento alle necessità degli strati maggioritari del Paese.»

Chris Barlati

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