Napoli. Al Museo Madre il progetto “In Luce” di Cesare Accetta
NAPOLI – Nel pomeriggio di lunedì 3 ottobre, presso il Museo Madre di Napoli in Via Luigi Settembrini, è stato presentato il progetto “In Luce” di Cesare Accetta, uno dei più stimati fotografi e light designer italiani.
“Non è un lavoro sul teatro”, ha dichiarato l’autore, eppure col teatro c’entra e come: luci, volti, corpi vivi, occhi che guardano, che piangono, che sorridono. L’allestimento, curato dallo stesso, ha avuto l’onere di inaugurare la nuova Project room al piano terra del museo di arte contemporanea. Si tratta di una piccola sala diventata un po’ la black box del cinema, pluralizzando la natura possibile che lo spazio in questione può assumere: conservando l’idea originaria, museale, del muro bianco, ma tenendo dentro la sala scura del cinema e una piccola piattaforma teatrale. Tre le videoistallazioni per una durata complessiva di un’ora e mezza di proiezione: 55 volti, 5 minuti di esposizione per ognuno di essi. Inedito il materiale raccolto tra il 2015 e il 2016: sono attori, attrici, registi, personaggi del mondo dello spettacolo a prestare il volto al gioco fascinoso di luci che Cesare Accetta ha architettato. Sono quelli di Valentina Acca, Laura Angiulli, Annapaola Brancia D’Apricena, Simona Barattolo, Mimmo Basso, Sonia Bergamasco, Alessandra Bertucci, Monica Biancardi, Maurizio Bizzi, Mimmo Borrelli, Silvia Calderoni, Salvatore Cantalupo, Carlo Cerciello, Antonello Cossia, Angelo Curti, Alessandra D’Elia, Lavinia D’Elia, Marita D’Elia, Antonietta De Lillo, Pippo Delbono, Cristina Donadio, Fabio Donato, Patrizio Esposito, Lino Fiorito, Maurizio Fiume, Marco Ghidelli, Fabrizio Gifuni, Simona Infante, Valbona Malaj, Stefania Maraucci, Antonio Marfella, Mario Martone, Laura Micciarelli, Enzo Moscato, Mimmo Paladino, Lorenza Pensato, Paola Potena, Andrea Renzi, Giulia Renzi, Carlo Rizzelli, Giuseppe Russo, Lucio Sabatino, Federica Sandrini, Francesco Saponaro, Maria Savarese, Antonello Scotti, Pierpaolo Sepe, Lello Serao, Toni Servillo, Rosario Squillace, Tonino Taiuti, Sonia Totaro, Marianna Troise, Imma Villa, Chiara Vitiello.
La partecipazione del pubblico accorso al Museo Madre per la presentazione del progetto è stata eccezionale. Di pochissime parole invece l’autore, Cesare Accetta, che ha lasciato ampio spazio descrittivo alla curatrice della mostra, Maria Savarese: “Cesare Accetta ha lavorato nell’ultimo anno a questo progetto. Le riprese sono cominciate nel suo studio all’inizio del 2015 e sono terminate qualche mese fa soltanto. Per certi versi è un progetto che non è ancora concluso: è un progetto in progress, che avrà una continuazione. Non è un lavoro sul teatro, ci teniamo molto a precisarlo. Né attinge a materiale di archivio di teatro del suo autore. È un lavoro sulla luce, un lavoro in cui Cesare evolve nella sua ricerca sulla luce. Sperimentazione iniziata alla fine degli anni ’70, che ha avuto un momento di riflessione in un appuntamento espositivo secondo me determinante, che è stata la mostra Nero Sensibile in Villa Pignatelli nel 1985. E’ continuata con altri appuntamenti importanti, come l’esposizione di Capodimonte del 2010. Tuttavia con questo progetto compie un approfondimento di questa sua ricerca: ancora una volta è il corpo che si offre all’azione e alla sperimentazione della luce ma, uso proprio le parole di Cesare, lui compie uno zoom su questo paesaggio corpo attraversato tante volte in passato, soffermandosi appunto sul volto”.
L’autore ha allestito un vero e proprio set all’interno del suo studio e ha ottenuto i magici effetti di luce impiegando impianti e attrezzature che normalmente si userebbero per illuminare i personaggi a 20 metri di distanza. Inoltre la suggestione esercitata dall’allestimento delle videoistallazioni all’interno della Project room, sembrerebbe provocata dall’enorme contrasto tra la dimensione ridotta dello spazio e le immagini di grandi dimensioni proiettate. C’è qualcosa di paradossale in questa opera: imbarazzo dei corpi, dei volti, delle espressioni, delle lacrime e delle pupille, messe a nudo dalla luce. ‘Imbarazzo’ che sorprende anche lo spettatore quando una luce illumina e denuda dal di dentro.
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