Libri. La favola “Dante & Descartes”
NAPOLI – Si è svolto ieri, giovedì 20 ottobre 2016, presso la libreria “Dante & Descartes” in Piazza del Gesù 14, il terzo incontro di “daccapo”, un seminario di filosofia gratuito e aperto a tutti, organizzato dal libraio Giancarlo di Maio e dal professore Davide Grossi. L’iniziativa ha l’obiettivo di fornire nozioni filosofiche al di fuori dell’ambito accademico, attraverso la lettura e la spiegazioni di alcuni testi. L’oggetto del primo ciclo di lezioni è stato “la Repubblica” di Platone.
Al riguardo abbiamo rivolto le nostre domande a Giancarlo di Maio.
La libreria è sempre al servizio della cultura?
«Sì, credo sia fondamentale dare a tutti la possibilità di interrogarsi, riflettere e sviluppare un punto di vista differente. Davide Grossi mette a disposizione il tempo e il sapere, mentre io il luogo dove incontrarci. E’ un viaggio magico che avviene nel cuore di Napoli, in una libreria che avrebbe potuto chiudere i battenti.»
Qual è la storia della sua libreria?
«Nel 2011, quando notai il locale chiuso, me ne innamorai subito. Decisi che sarebbe diventata l’altra sede della libreria. Mio padre, Raimondo, sarebbe restato a Via Mezzocannone, mentre io mi sarei spostato qui. La situazione però era complessa: le persone, abituate al vuoto, all’abbandono di quest’angolo della piazza, passavano oltre. Tra tante difficoltà però la libreria ha iniziato a lasciare il segno e dopo cinque anni di attività, grazie ai libri, e in minima parte grazie a me, l’angolo della piazza è stato riqualificato. Nel mese di marzo però scoprii che il locale era in vendita. Avevo dunque pochi giorni per esercitare la prelazione e trovare i soldi. Tra mille dubbi e riflessioni mi recai in banca, dove dopo aver scoperto di essere troppo giovane (28 anni – ndr) e di non poter dare le giuste garanzie, decisi nel mese di maggio di rivolgermi direttamente alla gente, nella speranza di raggiungere la cifra restante.»
Cosa ha fatto precisamente?
«Ho creato la pagina su Facebook “A Piazza del Gesù Nuovo 14 non volava una carta”, e ho lanciato una campagna di raccolta fondi che si diffuse a macchia d’olio. Bellissime le parole spese al riguardo dall’ex Ministro Bray e dallo scrittore Erri De Luca.»
Come avveniva la raccolta?
«Chiunque avesse donato qualcosa alla causa avrebbe poi ricevuto in cambio l’equivalente della cifra in libri. Il successo della campagna e la vicinanza dei cittadini mi ha gratificato come uomo e come libraio, dandomi la possibilità di svolgere il mio lavoro: vendere i libri, far circolare idee.»
Quale dunque il ruolo del libraio?
«La libreria vive dei suoi lettori e io mi sento un mediatore tra lo scaffale e il lettore, niente di più. Mi informo sulle passioni di chi entra e non sa cosa leggere, poi propongo dei titoli. Ospito i libri del progetto di stampa alternativa “strade bianche”, con l’iniziativa “libri ad almeno un centesimo” di Marcello Baraghini, dove in sostanza è il lettore a scegliere il prezzo del libro, in base alla propria tasca. Ciò permette una gran diffusione delle idee contenute in quei libricini. Sia chiaro, la lettura non deve necessariamente essere economica, trovo però belle alcune idee, come nel caso della mia libreria, con i libri di seconda o terza mano che chissà quali storie si portano dietro.»
Progetti come casa editrice?
«Una casa editrice piccola, ma indipendente. In futuro di sicuro organizzerò qualcosa, la ritengo una trasformazione naturale per un libraio. l’esigenza di pubblicare ciò in cui si crede, fornire punti di vista differenti ai lettori e dargli non solo quello che si aspetta di trovare. Occorre stimolare.»
Un auspicio per il futuro?
«Vorrei che l’interesse mediatico non arrivasse, come al solito, troppo tardi. Ci sono tante librerie in difficoltà e meriterebbero la stessa attenzione che ho ricevuto io.»
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