Napoli. Gli impiegati di Poste Italiane gridano “no alla privatizzazione”
NAPOLI – Venerdì 4 novembre migliaia di lavoratori di Poste Italiane sono scesi in piazza per protestare contro la privatizzazione della società. Un corteo di oltre 5mila persone, tra dipendendi e appartenenti ai sindacati SlpCisl, SlcCgil, FailpCisal, ConfsalCom e UglCom hanno protestato per i rischi di un’ulteriore privatizzazione di Poste Italiane e sulle conseguenti ricadute occupazionali: a rischio almeno 20mila posti di lavoro tra il settore corrispondenza e quello finanziario.
La manifestazione è partita da Piazza Garibaldi per poi spostarsi a Piazza Matteotti, di fronte alla sede centrale napoletana delle Poste Italiane. Attualmente il Governo ha sospeso l’attuazione del provvedimento che dovrebbe portare alla cessione delle azioni societarie ai privati, ma pare che il decreto non sia stato ancora ritirato del tutto, creando forti tensioni all’interno dell’azienda. I sindacati infatti temono che la sospensione sia solo un modo per prendere tempo e tornare poi alla carica.
Durante lo sciopero si è contestato anche la volontà del Consiglio dei Ministri di quotare in Borsa un ulteriore 29,7% della società, dopo il 30% piazzato sul mercato finanziario a ottobre 2015, e del conferimento a Cassa Depositi e Prestiti del rimanente 35% del capitale, con l’uscita definitiva del ministero dell’Economia e delle Finanze dall’azionariato della società. I sindacati sostengono che questa non sia altro che una mossa che potrebbe avere lo scopo di “togliere dal mercato l’unico concorrente scomodo delle banche”, visto che Poste Italiane offre servizi di credito e risparmio.
Oltre al “No” per la privatizzazione della società, le richieste che arrivano da parte dei sindacati sono di ridurre il fattore di stress sui lavoratori; trasformare il contratto stipulato da part-time in full-time; avere uffici con personale al completo; creare un piano di rilancio della logistica; scongiurare la perdita di migliaia di posti di lavoro; una corretta applicazione del codice disciplinare; mantenere l’unicità dell’azienda; rivendicare gli investimenti previsti dal piano industriale; assicurare efficiente servizio ai cittadini e infine offrire un ambiente di lavoro sicuro.
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