Petrolio e Grecia. Rischi per l’Europa?
MILANO – Il prezzo del petrolio continua a calare e anche questa mattina le borse europee hanno aperto accusando una perdita di punti preziosi, sotto i colpi sferrati dalla politica economica estera dei maggiori produttori mondiali attraverso il ribasso dei prezzi del greggio. Ma non solo, c’è infatti anche la Grecia a preoccupare l’Europa.
Londra perde col Brent l’1,79% sul prezzo del petrolio al barile, mentre la borsa 0,14 punti percentuali. Milano cede lo 0,5%. Ma Eni perde in borsa l’1,2%. Madrid anche non ‘rimbalza’ perdendo lo 0,50%. E pure le borse asiatiche stamane hanno aperto subendo colpi al ribasso: Tokyo ha ceduto il 3,02%, Taiwan il 2,43%, tenta invece di limitare i danni la borsa di Shangai. Ciò è la conseguenza di una situazione difficile che sta attraversando l’industria petrolifera, dettata dalla politica estera dei maggiori produttori mondiali di greggio, superati recentemente dagli Stati Uniti d’America ormai al primo posto assoluto nella classifica dei maggiori produttori di petrolio. Ma se il greggio continuerà a essere venduto al suo attuale prezzo di 55 dollari al barile, il crollo dei ricavi colpirà man mano tutti i produttori, con un impatto molto negativo sul PIL delle Nazioni esportatrici e delle aziende del settore dei servizi petroliferi, per non parlare poi del settore economico in generale che tuttavia, nonostante il ribasso del petrolio, non ne giova minimamente al distributore.
Da Berlino intanto, nonostante il timore più che realistico che la Grecia possa uscire dalla zona euro, il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, dichiara che l’Eurozona è più forte proprio grazie alla presenza di Atene, la quale si prepara ad affrontare le nuove elezioni a breve: “L’Europa aspetta e rispetta il voto greco, ma vuole che il Paese e il futuro rappresentante si impegnino a rispettare gli accordi presi”. Sempre dalla Germania fanno sapere che “l’Eurozona in questi tempi ha fatto molti progressi, e che i partner lavorano e continueranno a lavorare per il benessere reciproco di ognuno dei suoi Membri, ciò vale anche per la Grecia”.
Dunque sembra che, nonostante le difficoltà, in Europa esistano già meccanismi adeguati ed efficaci per evitare un effetto domino che investirebbe i Paesi membri nel caso di un eventuale ulteriore crollo economico della Grecia.
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