Scampia. I sognatori ‘abusivi’ del cantiere 167
NAPOLI – Il “cantiere 167” è situato a Scampia, quartiere della periferia nord di Napoli. E’ un collettivo nato qualche mese fa con lo scopo di ridare vita a una vecchia struttura, proponendo laboratori e incontri per attuare una trasformazione sociale e culturale, anche attraverso la partecipazione pubblica.
Giovani attivisti e cittadini si incontrano infatti nei locali dell’ex scuola Resistenza, un edificio che era oggetto di investimento dei fondi PAC, il Piano di Azione per la Coesione, che impegnano le amministrazioni centrali e locali a rilanciare i programmi in grave ritardo, garantendo una forte concentrazione delle risorse su poche priorità, e usufruendo a pieno di quegli spazi.
Il collettivo nasce come luogo in cui discutere e confrontarsi su realtà delicate. Si propone sulla scena urbana napoletana cercando di dare a Scampia un volto nuovo, per sradicare, in primis dalla testa degli abitanti partenopei, l’immagine di una città che presenta troppi punti deboli.
Nonostante le buone finalità, c’è stata però qualche reazione negativa che non ha visto di buon occhio l’impegno dei ragazzi, i quali sono stati definiti “estremisti di sinistra che si sono appropriati abusivamente di uno spazio del Comune”. Anche il Presidente dell’VIII Municipalità, Apostolos Paipais, ha sostenuto: “Siamo contrari alle occupazioni abusive, specie se si tratta di edifici che sono stati recuperati per essere consegnati al quartiere.”.
Abbiamo incontrato a tal proposito gli attivisti del collettivo, Monica Riccio e Salvatore Martelli, per capire qual è la loro posizione nei confronti di queste proteste e dare loro modo di replicare.
Come contestato dal Consigliere comunale Andrea Santoro, la struttura che utilizzate era destinata a ospitare anche un nido. L’avete sottratta a questa funzione?
«Noi non abbiamo mai pensato che questa fosse un’occupazione vera e propria, tanto è vero che il nostro collettivo fa riferimento alle parole di questa Amministrazione, che si riferisce alla struttura come a “uno spazio liberato”. Il nostro intento è quello di ridare questo spazio ai cittadini, di aprirlo veramente a chi ne ha bisogno e abbattere le barriere tra chi vive nei disagi e chi si occupa, appunto, di politica.»
Perché dunque il Consigliere ha affermato ciò?
«Su questa scuola sì, c’erano dei progetti iniziali, ma queste progettualità si sono verificate non tanto veritiere. Sono stati fatti degli errori riguardo l’utenza e le progettualità che dovevo esistere su questa struttura. Si tratta di affermazioni, le sue, che potrebbero essere fondate nel caso in cui avessero attuato davvero i loro progetti rispettando i tempi.»
Quali erano questi progetti?
«Secondo i fondi PAC questo spazio dovrebbe essere una ludoteca, che dovrebbe funzionare in orari che non sono consoni per bambini e cioè dalle ore 13:00 alle 15:00, orario in cui generalmente i piccoli dormono. Chi ha progettato questi fondi PAC su questa struttura ha fatto degli errori madornali e ovviamente non possono ammetterlo.»
E’ vero che il Comune di Napoli ha dichiarato inagibile la struttura?
«Inagibile nel senso che chiaramente, come hai potuto vedere nelle aule, ci sono infiltrazioni e sicuramente non è vivibile. In un posto del genere non puoi farci entrare dei bambini per fargli svolgere attività per tante ore.»
Quindi non è pericolosa dal punto di vista architettonico?
«Abbiamo fatto dei controlli ed è stato rilevato che non c’è amianto e no, non c’è pericolo che cada qualcosa. Semplicemente c’è molta umidità e nel nostro piccolo stiamo facendo in modo che nel momento in cui questa scuola dovesse essere assegnata a questo collettivo, con la delibera agli spazi a uso civico, chiaramente ci faremo carico nel nostro piccolo di quelle che saranno le spese da affrontare e controlli più approfonditi.»
Anche il Presidente Paipais ha avuto da ridire su questa situazione, perché?
«La questione dei fondi PAC è una questione aperta a tutta la cittadinanza. È chiaro che chi ha le responsabilità deve gestire questa partita. Noi siamo sempre stati aperti al dialogo. C’è stata qualche parola di critica, ma è giusto che sia così, perchè quando la critica rimane nella dialettica è legittimo che chi ha delle responsabilità prenda le giuste e dovute misure. Noi però pensiamo di non essere in errore, in quanto questo spazio lo viviamo a 360 gradi per il quartiere e non a uso privato.»
Che riscontri avete avuto da parte dei cittadini?
«Tanta partecipazione. Al momento tra le attività che abbiamo realizzato rientrano quelle di presentazione libri, proiezioni cinematografiche e a breve partiremo con un laboratorio di carnevale. Poi c’è stato il laboratorio di murga, un’arte di strada che viene dall’Argentina e che pure ha avuto una discreta utenza. L’ultima volta c’erano 25 ragazzi.»
Come li raggiungete?
«Di persona. Il rapporto interpersonale qui è importante perché non tutti usano i social. Ecco qual è la differenza tra un posto che nasce in un quartiere di periferia e uno che nasce in un contesto più ampio. Qui è proprio importante il rapporto con le persone, ecco perché il Comitato Vele ha la sua importanza, perchè quotidianamente affianca le famiglie rappresentando per loro un punto di riferimento. Così come altri gruppi che da anni stanno sul territorio e che collaborano all’interno del collettivo. Questa nuova esperienza non è stata altro che un’unione di forze di persone che già si attivavano.»
Siete soddisfatti del lavoro svolto?
«Molto, perché la cosa bella è che stanno partecipando persone che prima di oggi non avevano mai preso parte ad attività politiche e sociali, quindi sicuramente anche questo è motivo di grande soddisfazione. I cittadini sono contenti perché c’è la possibilità di crescere e noi siamo contenti con loro.
Ci sono altri comitati simili al “cantiere 167” a Scampia?
«Siamo un’esperienza nuova, ma comunque ci sono tantissimi comitati di quartiere che hanno fatto tante cose belle e non dimentichiamoci che c’è il Gridas, che è uno dei centri sociali più antichi di tutta Italia e rappresenta sicuramente uno dei modelli di riferimento per i centri sociali della città. Gridas è l’antesignano di quello che è stato tutto il resto.»
Al riguardo segnaliamo che anche Lorenzo Liparulo, membro del Comitato Vele, si è dichiarato entusiasta delle attività del cantiere, sostenendo l’importanza del sentimento di resistenza e collaborazione, indispensabile per raggiungere risultati soddisfacenti.
- Solidarietà. Cortometraggio “Il mio nome è Martina” - 15 Settembre 2018
- Napoli. Via alle celebrazioni del 75° anniversario delle 4 Giornate - 20 Agosto 2018
- Napoli. Report dall’incontro “Sud, periferie d’Europa: quale futuro?” - 3 Luglio 2018