Libri. Il potenziale artistico delle periferie di Napoli nel testo di Gennaro D’Alterio
NAPOLI – Gennaro D’Alterio ha presentato il suo primo romanzo “C’è musica oltre le nuvole” nel pomeriggio del 20 aprile alla biblioteca comunale “Domenico Severino” di Piscinola.
La trama: periferia nord di Napoli. Luca è un ragazzo di 25 anni, che fa a pugni con disoccupazione, precariato e tutto ciò che affligge i nostri territori. Tra i tanti piccoli lavori per tirare avanti c’è quello di musicista, insieme al suo gruppo. Un incontro fortunato di Luca riesce a far emergere il gruppo di giovani musicisti: Luca comincia ad avere contatti con produttori, fa serate, concerti, insomma sta realizzando il proprio sogno. Qualcosa però, quando pensa di avere ottenuto tutto, irrompe nella sua vita personale, svelando che l’appagamento di un desiderio, di un sogno non è la chiave diretta per la felicità.
Non ha voluto rivelare altro del suo primo romanzo Gennaro D’Alterio. Originario di Marianella, periferia nord di Napoli, come il protagonista del suo romanzo, da anni impegnato in teatro come sceneggiatore e attore, nonché come autore di testi musicali. Genny, come preferisce essere chiamato dagli amici, racconta la nascita casuale del romanzo, l’oppressiva logica delle case editrici, a cui alla fine ha deciso di non sottostare.
Ha scelto la biblioteca comunale “Domenico Severino” di Piscinola per la prima presentazione del suo romanzo: un luogo a lui caro, come per molti giovani del quartiere. Al riguardo gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Ho sfogliato il suo libro, ma chi è l’editore?
«Il romanzo non ha editori, cioè nel senso che sono stato io ad auto-pubblicarmi. Perché ho fatto varie proposte a varie case editrici e mi sono arrivate proposte proprio imbarazzanti. Case editrici mi dicevano: “ti produciamo tutto noi però devi comprare le prime 70 copie a prezzo pieno, così ti diamo l’anticipo sui diritti”. Un’altra casa editrice mi disse: “guarda, siccome non possiamo finanziare tutto noi, ci vorrebbero 1.700 euro per la pubblicazione delle prime 150 copie”. A questo punto, dopo vari tentativi, ho deciso di auto-pubblicarlo. L’ho pubblicato sul sito “Il mio libro”, che è un sito di auto-pubblicazioni associato al gruppo editoriale de L’Espresso e anche a Feltrinelli».
Ci racconta come è nato il romanzo?
«Il libro nasce non come un romanzo. Io faccio l’attore, quindi per lavoro racconto storie. E scrivo pure tanto, sia per il teatro che testi musicali. Quindi proprio perché solitamente racconto storie ho cominciato a scrivere questa storia senza sapere dove stessi andando a parare. Poi man mano che prendeva forma mi sono detto che quasi quasi… Perché per farne un testo teatrale sarei andato molto in difficoltà, proprio sul pratico, e racchiudere tutta la storia nel testo di una canzone sarebbe stato difficile, quindi ho iniziato a scrivere a ruota libera, senza pensare a nulla. Poi pian piano ha preso sempre di più la forma di un romanzo. E per tre anni è stato un file salvato sul computer, senza proprio dargli peso».
E poi?
«Intanto lo facevo leggere a qualcuno. Mi dicevano: “perché non ci provi, perché non lo pubblichi?”. Non ci ho mai creduto più di tanto sinceramente. Poi su internet ogni tanto leggevo “Casa editrice cerca nuovi testi”. Mi sono imbattuto nelle case editrici che dicevo prima. Una volta verificato che non era fattibile, ho pensato di togliermi questo dente e pubblicarlo da solo. E quindi è nato il romanzo, ma quando ho cominciato a scriverlo non credevo assolutamente sarebbe stato un romanzo».
Il protagonista del libro è un giovane musicista. Si può essere giovani artisti in periferia di Napoli?
«Sì, si può essere giovani artisti, ma è molto difficile. Già in generale è proprio difficile vivere solo di arte, nella periferia forse un po’ di più. Infatti Luca nel racconto fa tanti piccoli lavori per mantenersi, perché solo con la musica non ci riuscirebbe. La nostra periferia ha un grosso potenziale artisticamente. Si può fare, però io per esempio ho fatto tutto da solo, come immaginavo che andasse fatto. Probabilmente occorrerebbe una figura che ti guidi in queste cose: vale lo stesso nella musica, nel teatro. Probabilmente è questo che manca».
Luca fa un incontro fortunato. Qual è il suo incontro fortunato?
«Non parlo del libro, che è la prima esperienza che ho come autore. Però posso parlare del teatro. Ho sempre avuto la passione per la musica e per il teatro, però non ho mai avuto tempo e possibilità di percorrere solo questa strada. Poi stavo addirittura decidendo di andare via da Napoli per lavorare, per una stabilità economica, per un lavoro più sicuro, per uno stipendio decente rispetto quello che guadagnavo. Mi ero licenziato dal posto in cui lavoravo e stavo per andare via da Napoli con quel poco di liquidazione ottenuta. Poi mi si aprì l’opportunità di fare uno stage di teatro con Gianfranco Gallo, che è stato uno dei miei primi maestri. E poi da lì è partito tutto, perché ho deciso di non andarmene più, di continuare lo stage con lui, di studiare. È stato difficile entrare, però una volta entrato ho incontrato le persone giuste per continuare su questa strada. Nel teatro è andata così. Nella scrittura non lo so, vedremo questo romanzo come va».
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