Charlie Hebdo e le conseguenze in Medio Oriente
NIAMEY – Continuano i disordini in Afghanistan, Siria, Turchia e Nigeria tra le popolazioni islamiche e le forze dell’ordine, a causa della pubblicazione delle vignette di Charlie Hebdo, il settimanale satirico francese la cui redazione di Parigi è stata decimata da un attentato terroristico la settimana scorsa.
Le illustrazioni, ritenute offensive e blasfeme in quanto satiriche del Profeta Maometto, hanno scatenato disordini cruenti soprattutto nella giornata di venerdì 16 gennaio, quando ben sette chiese sono state incendiate nella regione del Niger e due a Zinder, nel sud della Nigeria. Ma oltre agli attacchi agli edifici religiosi si conterebbero anche cinque vittime, per un bilancio complessivo degli scontri di dieci morti. La folla, inferocita dalla satira martellante di Charlie Hebdo, rivista messa sotto accusa sia dal mondo musulmano che da Papa Francesco per le ripetute offese alle religioni, ha preso di mira anche una stazione di Polizia e dato alle fiamme alcune auto. Le forze dell’ordine hanno disperso i manifestanti attraverso gas lacrimogeni, evitando ulteriori incidenti, ma l’allerta rimane alta e la tensione non accenna a diminuire. Il governo, come provvedimento, ha vietato la vendita del settimanale Charlie Hebdo, ma la misura adottata non sembra placare la rabbia dei manifestanti. L’Ambasciatore francese intanto, data la situazione critica, ha consigliato ai suoi concittadini di restare chiusi in casa e attendere la fine degli scontri.
La Nigeria non è l’unico teatro delle rivolte. Numerose infatti sono state le manifestazioni che hanno attraversato la Turchia, la Siria, l’Afghanistan, il Pakistan, la Giordania e la Palestina. Slogan e striscioni con scritte “Siamo tutti Maometto”, parafrasando il simbolico motto “Je suis Charlie” nato dopo l’attentato di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo, hanno accompagnato sermoni sulla gloria e sui meriti del Profeta. Anche in questo caso qui le forze dell’ordine hanno disperso i rivoltosi, evitando il rischio di ulteriori disordini.
Le proteste che infiammano il mondo islamico sono la spia di un crescente malcontento nei confronti delle generalizzazioni occidentali, foriere di ulteriori divisioni e di una rischiosa islamofobia, che potrebbe, stando alle rivendicazioni, far degenerare la già precaria situazione tra Oriente e Occidente.