Film. Con “Voir Naples et rever” la Francia racconta Napoli
NAPOLI – All’Istituto Francese Grenoble, lo scorso 5 maggio alle ore 19:00 è stato proiettato in anteprima il film documentario francese “Voir Naples et rever” (Vedi Napoli e sogni), sottotitolato in italiano. La pellicola è stata realizzata da una squadra di operatori francesi, che hanno ripreso la vita di quattro cittadini napoletani.
A presentare l’anteprima i registi Bénédicte Delfaut, Karine Guillaumain e Bernard Bédarida. In sala anche i protagonisti del film, al riguardo abbiamo intervistato Teresa Iorio, napoletana, vincitrice del torneo mondiale dell’arte della pizza nella categoria STG (Specialità Tradizionale Garantita), nonché titolare della storica pizzeria “Le Figlie di Iorio”.
Qual è stata la sua reazione quando ha saputo di essere tra i protagonisti del film documentario francese?
«Incredula! All’inizio pensavo fosse uno scherzo. Quando Bernard Bédarida è venuto in pizzeria l’emozione ha preso il sopravvento, così l’ho invitato a mangiare un piazza con me, davanti a una margherita tutto passa! Dopo la prima fetta già eravamo in confidenza, mi ha spiegato il loro progetto e ne sono rimasta entusiasta, sarebbe stata un’occasione importante per me e per la mia città.»
Come si è preparata per le riprese?
«Nulla in particolare, i registi mi hanno chiesto di essere me stessa anche nel parlare, sono stata libera di esprimermi in dialetto, nel mio amato napoletano, quindi più di essere ripresa mi sembrava di chiacchierare con un amico.»
Come è stato raccontarsi e raccontare Napoli, sapendo che sarebbe stato proiettato in Francia?
«L’ho vissuta come una responsabilità. Sono stata portavoce di una città dalle mille sfaccettature e non è facile raccontarla e riuscire a far capire cos’è che ci lega a questa terra. Bisognerebbe viverci, ma non da turista, da napoletano. La sua luce, i suoi colori, le sue curve e i suoi prodotti dati dalla terra ispirano gli artisti sin dall’antichità. Raccontare di me e del mio lavoro ‘un po’ da uomo’ l’ho vissuta invece come un’occasione per far conoscere l’arte della pizza, ma soprattutto l’arte di una donna che si è creata un’identità, una realtà e se vuole può affrontare una città come Napoli anche facendo un lavoro duro e sacrificato, ma allo stesso tempo il più bello del mondo.»