Inglese obbligatorio al Politecnico? Deciderà la Consulta
MILANO – Per l’anno accademico 2014/2015, il Politecnico di Milano ha richiesto la conoscenza obbligatoria della lingua inglese per più dell’80% dei corsi di lauree magistrali. Il provvedimento, pur attuando il progetto dell’internazionalizzazione degli atenei richiesto dalla riforma Gelmini, è stato osteggiato da molti professori che hanno presentato ricorso al TAR lombardo. La vicenda è approdata al Consiglio di Stato che ha rimesso la decisione alla Consulta.
Il senato accademico, con l’appoggio del rettore, nel maggio 2013, ha deciso di rendere la lingua inglese obbligatoria in tutte le lauree di secondo livello e nei dottorati. Alcuni docenti, contrari a questa scelta, hanno presentato ricorso al TAR che, nello stesso anno, ha bocciato la scelta del Politecnico. I giudici infatti hanno riconosciuto che la scelta fosse in accordo con la riforma dell’università del 2010, la quale però presenta ancora alcuni tratti di incostituzionalità da chiarire. Sempre secondo i giudici, il Politecnico avrebbe dovuto rendere facoltativa la scelta tra l’italiano e l’inglese, senza imporre la lingua straniera, dato che in questo modo ha “marginalizzato in maniera indiscriminata l’uso della lingua italiana, che il sistema normativo vuole invece preminente e che è funzionale alla diffusione dei valori che ispirano lo Stato italiano”.
La questione è stata girata al Consiglio di Stato, che ha ribadito che la decisione fosse in accordo con la riforma Gelmini, ma si è interrogato sulla sua legittimità costituzionale in relazione all’Art. 3 della Costituzione, rispetto al quale la scelta di attivare corsi esclusivamente in inglese sarebbe “non manifestamente congruente”, perché abolirebbe definitivamente la lingua italiana. Si è registrato anche un contrasto con l’Art. 6 della Costituzione che assicura la tutela delle minoranze linguistiche, la quale invece verrebbe meno. Infine, sarebbe violata la libertà d’insegnamento sancita dall’Articolo 33, dal momento che i professori non avrebbero la possibilità di scegliere la lingua di comunicazione più adatta a una determinata materia per rendere più agevole la comprensione da parte degli studenti. L’inglese potrebbe essere utile nell’insegnamento di alcune discipline come ‘tecnica delle costruzioni’, ma i giudici credono che sarebbe ingiustificato usarla per la storia dell’arte, ad esempio.
Il dibattito è ancora aperto e la decisione è rimessa alla Consulta, ma il Politecnico non si arrende e, dopo aver ottenuto l’appoggio dei Ministri Maria Chiara Carrozza e Stefania Giannini, e il riconoscimento di conformità della decisione alla riforma Gelmini da parte del Consiglio di Stato, spera ora che la Consulta sciolga tutti i dubbi costituzionali.
By Ilaria Nebulosi