Dai NoTriv il grido inascoltato della Lucania
POTENZA – Il sottosegretario alla Salute del Governo Renzi, Vito De Filippo, è intervenuto oggi pomeriggio alla cerimonia per l’inizio dell’anno accademico dell’Ateneo lucano e la platea si è riempita di striscioni contro le trivellazioni petrolifere in Basilicata.
È un segnale forte, quello che hanno mandato gli studenti dell’Università della Basilicata, segnale di una generazione e una terra che non si arrendono nonostante l’indifferenza di un Governo che, nelle dichiarazioni di maggio 2014 del Premier Renzi, ha deciso di “trasformare la Basilicata nel nuovo Texas italiano”: dai 38 pozzi già attivi all’epoca, per una produzione giornaliera di 85mila barili, a ben oltre i 135mila barili quotidiani. Decisione concretizzatasi con l’emendamento del Decreto Sblocca Italia che, in contrapposizione alla politica di decentralizzazione del potere statale degli ultimi anni, è tornato a riporre proprio nelle mani del Governo l’autorità su questioni che riguardano strettamente lo sviluppo e l’economia di ciascuna Regione. Al riguardo, la decisione fu calorosamente accolta lo scorso novembre da figure di spicco della politica locale: su tutti Marcello Pittella, Governatore della Basilicata, che aveva descritto la decisione come una fonte di “grandi opportunità per la Regione Basilicata”.
“Venti anni di estrazioni, solo povertà e tumori” così recitava uno degli striscioni esposti da studenti ed esponenti del movimento No Triv nell’aula Magna dell’Ateneo: a scapito delle sue risorse naturali, la Basilicata è infatti una regione tra le più povere d’Italia; un paradosso che nel 2013 aveva portato al declassamento del territorio lucano a zona fortemente sottosviluppata, mettendo in evidenza le fallacie di una linea gestionale che ha sempre favorito, piuttosto che l’ambiente e il benessere degli abitanti, il guadagno immediato delle multinazionali che operano in Basilicata, divenuta ormai laboratorio stabile dell’esperimento fracking in Europa. Difatti, Eni, Shell e Total sono le vere beneficiarie del capitolo economico lucano dello Sblocca Italia: tasse d’estrazione tra le più basse al mondo, appena il 10% contro il 45% del Canada; il resto alle casse dello Stato. Alla popolazione, che si ammala assieme a campi e bestiame a causa dell’inquinamento derivante dall’estrazione del greggio? Lo sconto sul carburante, che però a detta di molti non basta nemmeno per fare due pieni.
Erano tuttavia intrise di ottimismo le parole che De Filippo ha pronunciato questo pomeriggio, mentre lodava l’operato dell’Università: “L’Ateneo ha saputo costruire un rapporto virtuoso con il territorio, e l’intraprendenza di tutto il personale sarà l’ingrediente forte per oltrepassare la cruna stretta di questo periodo storico, e darà ottimi elementi per reagire e per resistere”. Un invito dunque a darsi da fare contro le numerose difficoltà che affliggono la regione e il Paese.
Eppure proprio oggi, mentre finalmente il Governo statunitense si pronunciava in difesa delle riserve dell’Alaska e contro le trivellazioni selvagge, gli studenti lucani erano ancora lì, dopo venti anni di estrazioni che “non han portato soluzioni”, a gridare, inascoltati, per una terra che muore.
By Maria Stefania Tammaro