Aborto. Report dall’incontro “La legge 194 non si tocca! Va applicata e non boicottata!”
NAPOLI – Giovedì 28 settembre alle ore 17:00 ha avuto luogo, presso la Casa delle Donne di Napoli alle rampe San Giovanni Maggiore Pignatelli 12, l’incontro “La legge 194 non si tocca! Va applicata e non boicottata!”, organizzato dal “Comitato campano in difesa della legge 194” insieme ad altre realtà del femminismo napoletano, per discutere e promuovere iniziative in favore del potere di scelta della donna rispetto alla IVG, Interruzione Volontaria della Gravidanza.
In occasione della giornata mondiale per l’aborto libero e sicuro, e delle manifestazioni su scala nazionale organizzate da “Non una di meno” in diverse città italiane, la “Casa delle donne di Napoli” ha ospitato un evento che ha avuto al centro della discussione la legge 194, a detta di molti “una buona legge, che spesso però non viene pienamente rispettata”.
La legge 22 maggio 1978 n.194 raccoglie le norme per la tutela della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza, ha decriminalizzato e disciplinato le modalità d’accesso all’aborto; alla donna è consentito, nei casi previsti dalla legge, di recarsi in una struttura pubblica per ricorrere alla IVG nei primi 90 giorni di gestazione. Successivamente, tra il quarto e il quinto mese, l’IVG è prevista solo per motivi di natura terapeutica.
In breve, i diversi articoli che compongono la legge prevedono innanzitutto che vengano fornite informazioni sui diritti garantiti dalla legge alle donne e, come indicato nell’art. 4, il ricorso alla IVG nei primi 90 giorni è permesso alla donna “che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio rischio per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito.”
L’ art. 6 tratta invece la possibilità di ricorrere alla IVG dopo i primi novanta giorni, nei casi in cui “la gravidanza e il parto comportino un pericolo per la vita della donna o qualora siano stati accertarti processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute della donna.”
L’obiezione di coscienza infine, prevista dalla medesima legge, “esonera il personale sanitario dal compimento delle procedure”, mentre gli enti ospedalieri sono tenuti ad assicurare l’IVG: “la Regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale” (art. 9).
Durante il dibattito sono stati sviluppati tre punti focali rispetto alla legge e alla sua reale applicazione: primo punto è stato centrato sul turnover per i medici, non obiettori di coscienza, che sono prossimi alla pensione e che spesso non sono prontamente sostituiti; il mancato controllo dell’ente di competenza causa buchi nel percorso dell’aborto e genera ritardi in una pratica in cui il tempo è un fattore fondamentale.
Il secondo punto della discussione ha riguardato l’applicazione in Campania dell’art. 6 della 194. Nei casi previsti, la donna avrebbe diritto all’aborto terapeutico, dove oltretutto ci sono alte probabilità di complicazioni e problemi per la donna stessa, ma di fatto sono davvero pochi gli ospedali che realmente lo praticano, secondo i dati presentati dal Comitato campano in difesa della legge 194; i presenti hanno spiegato che spesso gli ospedali dichiarano di non aver le strutture adatte, poiché si parla in questo caso di veri e propri parti, ponendo le donne in una situazione psicofisica rischiosa.
Il terzo e ultimo punto ha riguardato la creazione di un centro unico di prenotazione per IVG; un centro presso cui la donna possa recarsi e ricevere informazioni sui propri diritti e sulla IVG.
Le intervenute, raccontando le proprie esperienze e quelle di cui sono venute a conoscenza, hanno parlato dell’importanza della presenza di un intermediario, un centro quindi dotato di centralino che sia di riferimento per le donne, altrimenti smarrite in questo percorso, e che possa prenotare direttamente l’IVG presso le strutture ospedaliere che la praticano in Campania.
La presenza dei consultori, hanno affermato i presenti, è importante ma talvolta insufficiente, innanzitutto data la scarsa presenza sul territorio campano, ma anche perché i consultori non possono prenotare l’IVG per la donna che lo richiede, ma devono limitarsi all’indicazione del centro che la effettua; di conseguenza la donna viene sballottata da una struttura all’altra con uno stress evitabile, e con enormi perdite di tempo, aspetto fondamentale per un’interruzione di gravidanza.
Un luogo insomma importante anche perché permetterebbe alla donna, che debba o meno abortire, di conoscere i propri diritti e ottenere maggiori informazioni rispetto alla prevenzione che riguardo la legge, e di non sentirsi sola e vittima di un percorso difficile; sarebbe inoltre inserita in un circuito di relazioni solidale, in un ambiente in cui possa trovare, o meglio, non perdere la dignità.
Al termine del dibattito abbiamo avvicinato Eleonora Meo del collettivo 105 e dell’assemblea della Casa delle donne, per rivolgerle alcune domande.
Rispetto al tema di oggi, quali sono i prossimi appuntamenti che si terranno alla Casa delle Donne?
«La strada da percorrere pone al centro il Comitato campano in difesa dalla legge 194 e parte dalla creazione di una rete, una collaborazione con le tante realtà che vorranno partecipare, comprese quelle legate ai contesti sanitari come i presidi ospedalieri, per fare un esempio; da giovedì prossimo (5 ottobre, ndr) partirà l’organizzazione per il centro unico di prenotazione, decideremo il giorno e l’orario in cui gli interessati verranno qui alla Casa e insieme ragioneremo sugli aspetti tecnici. Oltre al lato organizzativo ci dedicheremo all’informazione e alla comunicazione, a fornire cioè tutte le informazioni sulla legge 194 e penseremo anche ad alcuni modi per diffondere le conoscenze.»
Quali le possibili proposte?
«Oggi abbiamo parlato a esempio della possibilità di creare un’app (applicazione per mobile, ndr), contenente tutte le informazioni utili, un servizio mirato alle ragazze giovani, ma non solo; ci preme comunque che si faccia informazione in ‘carne e ossa’, che si crei quindi una rete trasformando una mappa informativa, le strutture dove fare l’IVG, i medici che la praticano etc, in una mappa attiva, favorendo la conoscenza delle diverse opzioni e quindi una libera scelta da parte della donna. Siamo interessate anche alla possibilità di creare sportelli legali, perché oggi le donne che si trovano davanti strutture che non applicano la legge non denunciano, a causa di un percorso svolto in solitudine e in uno stato d’animo particolare.»
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