Attivismo. A Roma il corteo #wetoogether, lo sciopero globale delle donne
ROMA – Giovedì 8 marzo, in tutte le città italiane e del mondo, le donne sono scese in piazza per protestare contro la violenza di genere, la precarietà del lavoro e lo sfruttamento. Azioni di protesta pacifica organizzate dal movimento “Non una di meno”, l’associazione italiana nata con l’intento di riunire diverse realtà femminili e femministe e che ogni anno, dal 2016, mette in atto uno sciopero globale in occasione della Giornata internazionale della donna.
“Sarà sciopero femminista perché pretendiamo una trasformazione radicale della società: scioperiamo contro la violenza economica, la precarietà e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze”, così le donne dell’associazione hanno motivato la protesta sul sito ufficiale di “Non una di meno”.
Anche Roma è scesa in piazza nel pomeriggio di giovedì 8 marzo, organizzando un corteo partito da Piazza Vittorio Emanuele e arrivato a Piazza Madonna Di Loreto. Il flusso abbondante di partecipanti ha evidenziato quanto notevole sia la percezione, non solo da parte delle donne, attribuita alle questioni femminili in materia di discriminazione lavorativa e violenza di genere. Punti che rientrano nel piano femminista redatto per rispondere all’esigenza di ricostruire una nuova e libera società intersezionale, capace di sradicare qualsiasi tipo di differenza sociale, economica, sessuale e di genere.
Presente all’evento, per manifestare la propria vicinanza alle donne, anche l’attrice Asia Argento, vittima di violenza sessuale da parte del produttore hollywodiano Weinstein.
Slogan della manifestazione l’hashtag #metoogether, inno di denuncia contro le violenze sessuali subite e divenute poi azioni di protesta collettiva e politica.
Il movimento “Non una di meno” nasce in Argentina nel 2015, contro i femminicidi e la violenza maschile sulle donne, diffondendosi poi in quasi tutto il mondo. Il primo obiettivo del collettivo era quello di superare il piano straordinario antiviolenza del 2015, per scriverne uno nuovo da presentare al governo e nel quale chiedere che venisse applicata la Convenzione di Istanbul contro la violenza maschile: legge ratificata dall’Italia, entrata in vigore dal 1 agosto 2014, ma che nei fatti non viene applicata.
Dopo il corteo del 2016, anno in cui si è svolta la prima assemblea dell’associazione, sono state organizzate in tutto il mondo altre manifestazioni per discutere su temi inerenti anche il piano legislativo, giuridico e la richiesta di condizioni lavorative più stabili e sicure. I dati Istat 2016 infatti, nel report “Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro”, stimano che circa l’8,9 % delle donne abbia subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro e che poche di loro denuncino l’accaduto. Sui manifesti e i volantini distribuiti durante la manifestazione di giovedì erano riportati anche numeri significativi inerenti casi di violenze ed espressioni provocatorie.
In tanti dunque per gridare in coro un unico desiderio: un mondo più sicuro, libero e uguale.
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