Libri. Presentato “Papà Uovo”, per spiegare la malattia ai bambini
NAPOLI – Venerdì 20 aprile, a Napoli in Piazza Dante presso la Libreria Pacifico, è stato presentato il libro “Papà Uovo”, pubblicato da Marotta & Cafiero, degli autori Gabriella De Benedetta, Silvia D’Ovidio e Antonello Pinto.
“Papà Uovo” è la versione maschile della favola “Mamma Uovo: la malattia spiegata a mio figlio”, una favola a fumetti che racconta la storia di Luca, che consola il protagonista spiegandogli in forma leggera e positiva tutto ciò a cui la sua mamma (in questo caso il suo papà) andrà incontro. Un libro che offre una visione diversa della malattia: non associata alla morte, ma alla scoperta di sé, un’occasione per approfondire il senso e il valore della vita e dei legami, dove l’ospedale è presentato come un luogo di cura e non di dolore. Concetti come sangue, globuli rossi e piastrine sono spiegati in modo simbolico, secondo la loro funzione. La chemioterapia e i suoi effetti collaterali sono affrontati in modo delicato, e ci si concentra sul valore curativo: “Le cellule cattive per non farsi prendere dai piccoli chemio, si nascondono vicino alle cellule buone, così vicine che i piccoli chemio si confondono e possono mangiare le cellule buone insieme a quelle cattive”. Al riguardo, abbiamo rivolto le nostre domande all’autrice Silvia D’Ovidio.
Perché scrivere un libro che spiega la malattia ai bambini?
«Il progetto “la malattia spiegata a mio figlio” nasce, agli occhi del pubblico, con la prima edizione del libro “Mamma Uovo: la malattia spiegata a mio figlio” nel 2015, ma il progetto di aiutare i genitori con malattia oncologica a comunicare con i propri figli nasce molti anni prima. Noi lavoriamo da circa 15 anni all’interno del reparto di Ematologia Oncologica dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli, Fondazione G. Pascale, per cui ogni giorno siamo a contatto con le difficoltà e i problemi affrontati dai nostri pazienti. Le loro difficoltà sono tante e tra le più importanti c’è sicuramente la relazione con i figli. Molti genitori tendono a non informare i loro figli, soprattutto se piccoli, circa la malattia da cui sono affetti. Ma purtroppo questo atteggiamento protettivo non si rivela molto efficace e può talvolta essere controproducente. I bambini comprendono che qualcosa sta accadendo, notano i cambiamenti e sentono le emozioni che circolano in casa.»
Qual è il corretto atteggiamento che dovrebbero avere i genitori?
«Per proteggere i bambini bisogna coinvolgerli, in modo da permettergli di dare un senso a ciò che sta succedendo. E’ in questo modo che si può creare uno spazio in cui il bambino può esprimere dubbi e pensieri e quindi fare domande e sentirsi partecipe. Potrà così sentire accolti i suoi bisogni e sentirsi rassicurato dagli adulti di riferimento. Creare un clima emotivo accogliente è molto importante e per farlo bisogna partire da una comunicazione che sia corretta ed efficace, veritiera e rassicurante. Non è semplice affrontare il tema della malattia, un argomento complesso e denso di emozioni. Anche per i genitori che decidono di informare i figli nasce quindi la difficoltà del come farlo nel modo giusto. Per questo motivo abbiamo deciso di condurre una ricerca per esplorare e comprendere meglio le modalità e le caratteristiche della comunicazione genitori/figli in ambito oncologico: abbiamo cercato di esplorare e comprendere quali fossero le maggiori difficoltà per riuscire a offrire un aiuto mirato ed efficace ai nostri pazienti. Cosi è nato nel tempo “Mamma Uovo”, uno strumento che in maniera delicata aiuta gli adulti a raccontare e spiegare ai bambini la malattia ematologica o oncologica e gli effetti collaterali della chemioterapia. Il libro è una favola composta da testo, immagini e affronta, in maniera dettagliata e veritiera, ma anche rassicurante e speranzosa, i temi riguardanti malattia oncologica, chemioterapia ed effetti collaterali della terapia. E’ uno strumento adatto ai bambini e agli adulti di ogni età, una piccola guida che ci accompagna nel copro umano e ci permette di scoprirne il funzionamento, ma ci aiuta anche a comprendere il significato dei piccoli/grandi cambiamenti quotidiani con i quali bisogna confrontarsi quando si affronta una malattia oncologica.»
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