Psicologia. Con Mindfulness l’incontro tra Oriente e Occidente
NAPOLI – Mercoledì 16 maggio si è svolta la serata conclusiva di “Pint of Science”, il Festival nato a Londra nel 2012 con l’intento di avvicinare la scienza all’opinione pubblica. Al riguardo lo Spazio Nea di Via Santa Maria di Costantinopoli ha ospitato la conferenza “RelazioniAmo-ci… tra Oriente e Occidente”, tenuta dalla psicoterapeuta Maria Felicia Amato, laureata in Psicologia dei Processi Relazionali e di Sviluppo, specializzata in psicoterapia a indirizzo sistematico-relazionale.
L’incontro è stato incentrato sulla possibile complementarietà tra psicologia orientale e occidentale, e sulla “mindfulness” e la sua applicazione in ambito clinico. In principio sono state analizzate diverse definizioni del termine “mindfulness”, che è una traduzione inglese del termine “sati” di lingua pāli (Una lingua indiana – ndr) e traducibile in italiano come “consapevolezza, presenza mentale, attenzione”: focalizzare, nel momento presente, l’attenzione in modo non giudicante, una pratica focalizzata sulla consapevolezza del non dover ledere alla propria e altrui persona. La relatrice ha poi mostrato alcuni tra gli effetti benefici della mindfulness: aumento della memoria e dell’attenzione; attivazione dell’emisfero sinistro cerebrale, legato alle emozioni positive; sintonizzazione tra i cervelli di persone che meditano in gruppo.
Nella seconda fase della relazione la dottoressa ha analizzato i punti di contatto e di distacco tra psicologia orientale e occidentale, in particolar modo la relazionalità che, per lo studio del singolo, pone maggiore attenzione all’analisi delle relazioni e del contesto in cui egli vive.
Al termine dell’incontro abbiamo le rivolto le nostre domande.
Come si è avvicinata alla mindfulness?
«Per curiosità personale. Trent’anni fa fui invitata a seguire un corso di kundalini yoga, tenuto dal dottor Paolo Menghi, neuropsichiatra infantile e pioniere dell’integrazione tra tecniche di lavoro su di sé e strumenti di lavoro nella clinica. Lui diceva di dover lavorare sull’essere più che sul fare. Il lavoro sul corpo fu molto importante, e notando l’efficacia di quel lavoro su di me ho iniziato ad approfondirne gli aspetti, perché credevo nell’efficacia che avrebbe avuto anche sugli altri.»
Che attività svolge oggi?
«Oggi lavoro in ambito clinico, sono responsabile del centro Anada, un centro culturale con sede in Via Santa Teresa degli Scalzi, dove in un ambulatorio sociale svolgo psicoterapia e conduco gruppi a mediazione corporea. Lavoro attraverso la meditazione e lo yoga meditativo con persone aventi problemi di tipo relazionale, ansia e gestione dello stress. I miglioramenti sulle persone si notano, perché si segue un ritmo personale e un’esplorazione che avviene tanto con la testa quanto col corpo, che ci mostra cose a cui normalmente non faremmo attenzione.»
Cosa pensa del Festival “Pint of Science”?
«Credo che vada incentivato, perché ieri sera ho assistito alla conferenza del dottor Giuseppe Matarese, che si occupa di malattie immunitarie, e ho percepito la bellezza della vicinanza tra la fonte della notizia e le persone che interagivano con lui. Ritengo importante che, soprattutto i giovani, abbiano contatti diretti con esperti dei più svariati campi, per poter fare affidamento sulla loro esperienza, soprattutto in questo periodo in cui difficilmente si riescono a ottenere di prima mano informazioni precise e affidabili.»
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