Libri. “Novelle Artigiane” di Moretti, a domicilio
NAPOLI – Mercoledì 20 giugno alle ore 18:00, presso l’abitazione della prof. Maria D’Ambrosio, cattedra in pedagogia dell’UNISOB, si terrà l’incontro intitolato “un libro, un pasticcino e un caffè”, con la presentazione del libro “Novelle artigiane” di Vincenzo Moretti.
Un invito per pochi amici, corredato da un pasticcino e un caffè, gentilmente offerti dalla padrona di casa, la prof D’Ambrosio, che con questa originale iniziativa dimostra una spiccata sensibilità per ogni forma d’arte.
Al riguardo abbiamo incontrato l’autore Vincenzo Moretti.
Il senso delle novelle?
«Quando scrivo una storia, o un paper, o un libro di quelli che trovi nelle librerie negli scaffali di saggistica, non tengo mai paura, penso che è bello, mi piace e basta, sono sicuro di me, e non per presunzione, perchè sono uno che lavora serio, che legge e studia un sacco di cose prima di scrivere, che ha cura di quello che scrive, cita e verifica le fonti, insomma uno che sa e che fa quello che si deve fare quando si scrive una storia, un paper, un libro. Ma con le novelle no, non funziona così. Come ho scritto nella lettera che si trova alla fine del libro, il salto dalla saggistica allo storytelling è grande, ma quello dallo storytelling alla letteratura è esagerato, almeno per me. Non nascondo che ogni tanto mi sveglio la notte con il pensiero che la letteratura non fa per me, che è meglio se mi fermo allo storytelling.»
Perché ha deciso di scrivere?
«Ho deciso di fare lo scrittore perché sento l’urgenza di fare qualcosa con le mie mani. Sì, fare, non scrivere, perché scrivo anche quando faccio lo storyteller o il saggista. Fare come mastro Antonio quando fa un mobile. O mastro Domenico quando fa un sandalo. O mio padre quando faceva una casa. Fare con le parole. Pensare con le parole. Fare è pensare con le parole. Fare è pensare con la testa, con le mani e con il cuore. Per questo voglio fare lo scrittore, perché lo scrittore fa, inventa mondi e possibilità con le parole. Per questo le mie novelle sono artigiane, perché le ho fatte io, con le mie mani. Per questo sono felice, perché dalle mani passa la possibilità di far quadrare il cerchio della mia identità.»
Idea originale anche la presentazione domestica, non crede?
«Il format esiste da anni, definiti spesso come salotti letterari. A me e a Maria è piaciuto di più questo titolo, più leggero e sbarazzino, un libro, un pasticcino e un caffè, ma alla fine è una maniera per trascorrere un’ora e mezza a parlare di un libro e a bere un caffè.»
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