A Caivano, la Buona Scuola di Eugenia Carfora (Parte 1 di 2)
CAIVANO – La scuola media di Caivano, Papa Giovanni / Raffaele Viviani, situata nella periferia napoletana, è una delle realtà più problematiche del panorama scolastico italiano. La Preside dell’Istituto, Eugenia Carfora, si divide da qualche anno fra la reggenza di questa struttura e quella dell’Istituto Alberghiero Francesco Morano, lottando quotidianamente contro un territorio e un’amministrazione che mal digeriscono un elemento di rottura rispetto ad un sistema spesso affiancato dalla malavita, che continua a imporre la sua ‘legge’. Non bastasse, a gravare su una situazione già critica, la Legge di Stabilità varata dal Governo Renzi maschera i tagli e fa saltare tutti i conti, complicando il conseguimento degli obiettivi scolastici.
Abbiamo incontrato la Preside Carfora per chiederle un parere sulla Scuola di oggi e sul ruolo che lei svolge nel contesto caivanese, questa è la prima parte della sua intervista.
Quando e come è iniziata la sua esperienza a Caivano?
«E’ iniziata nel settembre del 2007. Venivo da un’esperienza forte presso l’Ufficio Scolastico Provinciale di Caserta, dove ricoprivo il ruolo di ricercatrice sociale nell’ambito di una realtà complessa. Quando mi descrivevano la sede che mi sarebbe stata assegnata, stentavo a crederci, ma sentivo fortemente in me il desiderio di andare sul territorio e tentare. L’impatto fu talmente forte che non riuscii nemmeno a piangere. Una bidella mi assicurò che il degrado che vedevo era solo dovuto ai lavori di ristrutturazione. La sede di Pascarola versava nelle stesse condizioni, ma non mi lasciai abbattere dal contesto. Tutto ciò che un attimo prima mi era parso brutto mi apparve improvvisamente bello. Mi domandai cosa potessi fare e decisi di rimettere in sesto quella scuola, ripartendo dai ragazzi. Ora, dopo qualche anno molto duro, sono riuscita a trasformare questa struttura in un sito di eccellenza per l’organizzazione, mettendo a frutto le opportunità offerte dall’UE. Ma sicuramente ho trascurato qualcosa: non ho privilegiato il ‘pensiero’. In un contesto come quello della Terra dei fuochi, lo spirito d’iniziativa e il coraggio di rompere gli equilibri del passato non sono benvisti. Questo atteggiamento è scomodo ed io incontro solo astio da parte di quelli che chiamo ‘colletti bianchi’ mentre dai ragazzi sono rispettata, ho trovato la loro energia, nonostante i modelli di riferimento. Il problema in queste realtà non sono i ragazzi, ma come sono cresciuti. Quale dramma c’è dietro ad una famiglia, questo non interessa a nessuno. La mia esperienza è iniziata aggiustando le scuole. Mi trovo qui, all’Istituto Morano quasi per caso, perché mi stanno togliendo la mia Viviani. E oggi dopo tanti anni di esperienza alla scuola media, tutto quello che ho fatto lo rifarei.»
Quali cambiamenti significativi ha dovuto affrontare negli ultimi anni?
«Più che di cambiamenti, parlerei di quanto ho dovuto penare per ottenere un minimo di quel cambiamento che auspicavo. Sono stata criticata, eppure i ragazzi ora vengono a scuola presto, ci aiutano a pulirla, ed io ho provato a renderla più funzionale al territorio. L’amministrazione invece si è impegnata a dissipare quello che era un progetto a lungo termine: quello di una scuola piena di bambini, di genitori coinvolti attivamente, dove la legalità non si insegna ma si vive. Il cambiamento più significativo si è concretizzato nell’anno scolastico 2012-13, quando sono riuscita a portare il Laboratorio dei Mestieri nel Parco Verde. I ragazzi hanno aderito con entusiasmo e finalmente ho visto il sorriso sui loro volti. Eppure, sono criticata per le bocciature. Cerco di completare un percorso di crescita, che spesso però viene aggirato con le licenze facili offerte dagli Istituti Privati.»
Crede che le riforme di Renzi possano essere d’aiuto alla scuola?
«Renzi ha parlato di scuola fin dal suo insediamento, solo che non ha avuto tempo per verificare le storie. Sarà complicato risolvere tutte le criticità. Le ultime riforme trascurano l’importanza di una scuola a misura di ragazzo, una scuola-famiglia, con classi meno affollate, che sappia seguire ogni caso specifico. Al mattino, spesso, mi tocca scendere in bici e andare a svegliare i ragazzi. Ma quanto potrà reggere tutto questo? Contattare ogni volta i servizi sociali non basta, anche perché coinvolti in mille problemi anche loro. Ho portato le mie richieste al governo che mi ha dimostrato indubbiamente tanta sensibilità, ma il problema è proprio strutturale. Io vorrei la verticalizzazione, la possibilità di accompagnare i ragazzi dall’infanzia all’età adulta. Caro Renzi, in certe realtà bisogna investire di più. Nonostante le scuole siano state ridipinte di recente, qui abbiamo ancora un tetto con infiltrazioni di cui il Comune non vuole sentir parlare. Si cercano finanziamenti per edificare nuove scuole e non si prova a far funzionare quelle che già ci sono. Renzi, vorrei incontrarti soltanto per dirti che insieme ce la possiamo fare, ma serve un atto di moralità da opporre ai tanti responsabili politici locali che non sanno com’è fatta una vera scuola. La vera scuola è quella del fare, tutti i giorni, senza darsi un attimo di pace.»
La seconda parte dell’intervista sarà pubblicata a breve.
By Antonio Acconcio