Attivismo. A Bologna il Cubo Nazionale di “Anonymous for the Voiceless”
BOLOGNA – Si è svolto sabato 6 aprile, in Piazza del Nettuno a Bologna, il Cubo Nazionale italiano dell’associazione antispecista Anonymous for the Voiceless, durante il quale attivisti da tutta Italia hanno mostrato ai passanti il ‘dietro le quinte’ della produzione di prodotti di origine animale.
Un “cubo della verità”, come lo definiscono gli attivisti, ha occupato Piazza del Nettuno il pomeriggio del 06 aprile, contando per ogni lato oltre dieci persone con il volto coperto da una maschera, e con in mano cartelli o schermi trasmettitori delle atrocità che si consumano negli allevamenti d’Italia e di tutto il mondo. Un mare di folla circondava la scenografia umana e, tra i curiosi, si mescolavano altri attivisti che rispondevano alle domande dei passanti e intavolavano con loro conversazioni sulla manifestazione e la filosofia vegana.
Al riguardo, Valeria Turino, da venti anni insegnante del metodo di apprendimento neuro-motorio Feldenkrais, e recentemente nominata coordinatrice nazionale italiana di Anonymous for the Voiceless, ha risposto alle nostre domande.
Cos’è Anonymous for the Voiceless?
«AV è un’organizzazione no profit, antispecista, abolizionista, presente a livello mondiale che si occupa dei diritti degli animali. Fa attivismo in strada per esporre pratiche standard utilizzate nell’industria alimentare, dell’abbigliamento e dell’intrattenimento.»
Come si è avvicinata all’attivismo?
«Mi ci sono avvicinata quando ho capito che non bastava più non consumare prodotti di origine animale. Credo ognuno di noi, con le proprie azioni, pianti semi in tutti coloro che lo circondano. Spesso però, amici e parenti che conosciamo da prima di diventare vegani hanno dei preconcetti rispetto a chi siamo: se parli delle uova a tavola sei estremista, se ne parli con un passante sei una persona che vuole fare informazione. Mi sono resa conto che forse dovevo smettere di parlare di questo con persone che conoscevo e iniziare a farlo con chi, non conoscendomi, non avesse preconcetti su di me.»
Consiglierebbe quindi a una persona vegana di fare attivismo?
«Sicuramente sì. Consiglierei di fare attivismo nelle modalità che alla persona siano più congeniali. Conosco persone che fanno presidi contro il circo, chi va nei mattatoi, chi fa liberazioni animali, chi adotta nei canili. L’attivismo, in realtà, è semplicemente portare in superficie quello che siamo, per renderlo più visibile e riuscire a raggiungere più persone possibili. È un modo per crescere, anche personalmente, per confrontarci rispetto alle nostre credenze e anche le nostre lacune, perché per informare le persone dobbiamo esserlo, anzitutto, noi stessi.»
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