Stampa 3D aiuta a ricostruire volto di una bambina
BOSTON – Violet Pietrok è un bambina di due anni con una rara deformità al volto: le ossa che normalmente si uniscono per formare la faccia, durante la vita embrionale, non si sono fuse correttamente. L’operazione di correzione, fin dalla prime ore dalla nascita, era risultata estremamente complessa.
La famiglia di Violet si è rivolta a uno dei chirurghi ricostruttivi più famosi al mondo, il Dr. John Meara dell’ospedale pediatrico di Boston. L’intervento è perfettamente riuscito. La novità? Una stampante 3D ha contribuito al successo: “Il pericolo maggiore risiedeva in piccoli tagli, vicini al nervo ottico, da eseguire attraverso il cranio. Erano tagli molto vicini al cervello”, ha spiegato il Dr. Meara in un’intervista, “di qui la necessità di un modello di simulazione innovativo, capace di aiutare i medici prima degli interventi, per studiare la traiettoria della lama”. Ci sono voluti circa due giorni per la stampa, ma alla fine il risultato è stato sorprendente. Anche la densità dell’osso è risultata essere estremamente precisa.
Per ottenere tale modello, il team di simulazione, così è stata definita la nuova equipe dell’ospedale pediatrico di Boston, ha eseguito una risonanza magnetica del cranio di Violet e replicato il tutto mediante una stampante 3D: “Siamo stati in grado di eseguire la procedura prima di entrare in sala operatoria”, ha commentato entusiasta il Dr. Meara. L’intervento è stato un successo e il tempo impiegato per la procedura è risultato essere ridotto di circa un terzo rispetto alla media. L’intero team di sala operatoria aveva fatto delle prove tecniche poche ore prima dell’intervento, e stampa dopo stampa i modelli sono risultati sempre più sofisticati: l’obiettivo era quello di far sanguinare vene e arterie replicate, così come avviene nella vita reale. Il successo di Boston ha spinto gli ospedali di tutto il mondo a ricreare le proprie simulazioni in stampa 3D.
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Questo intervento chirurgico è stato solo il primo di una serie per ricostruire la faccia di Violet. Ma la tecnica apre la strada a numerosi altri interventi. I pazienti lasciano l’ospedale prima e si rimettono in piedi più facilmente. In ultimo, l’ambiente di simulazione è l’unico posto in cui gli errori dei medici non hanno conseguenze.
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