“Restiamo umani” per la comunità “Crescere insieme“ di Rosario Fiorenza (Parte 1 di 2)
NAPOLI – Il 15 aprile del 2011 moriva assassinato a Gaza il giornalista attivista e pacifista Vittorio Arrigoni. Oltre ai frutti della sua opera umanitaria, Vittorio Arrigoni, o ‘Vik’ come si faceva chiamare, ci ha lasciato un accorato messaggio sintetizzabile nel suo motto e appello “Restiamo umani”. Ma come si resta umani? Certo, non solo con le belle parole, ma soprattutto con l’agire quotidiano, piccolo e grande. E la positività dell’agire concreto è ben chiaro a Rosario Fiorenza, presidente della comunità “Crescere insieme”.
“Crescere insieme” è situata nel cuore della Sanità, nell’ex-convento di San Vincenzo, nell’omonima piazzetta, e si dedica al recupero delle persone affette dalle dipendenze, all’aiuto per le famiglie in difficoltà e organizza laboratori artigianali per i suoi ospiti e molteplici altre attività.
L’ex-convento è una struttura enorme: un giardino ben tenuto dove in estate vengono allestiti eventi e concerti, stanze dove si tiene il doposcuola per i bambini, un’ampia sala dove è stato predisposto un piccolo teatro. Rosario Fiorenza ci conduce nel laboratorio dove i ‘suoi ragazzi’, di tutte le età, modellano statuette presepiali in stile settecentesco, poi ci mostra orgoglioso il loro magnifico presepe in sughero, risultato vincitore del “Palio dei Presepi” organizzato dal Comune di Napoli. Il giro si conclude in un ufficio, dove ci accomodiamo per parlare della sua comunità e dei problemi sorti negli ultimi tempi. Il viso di Rosario Fiorenza è bonario, la voce sempre pacata, qualche volta vibra di passione o freme di giusto sdegno.
Rosario Fiorenza, ci racconta di “Crescere insieme”?
«Noi come associazione nasciamo nel 1994. Inizialmente venivamo ospitati nelle parrocchie, poi andammo sulla Pendinara (Una zona sul lato collinare di Napoli, tra la Sanità e Capodimonte – ndr), ospiti di persone che a loro volta avevano occupato un terreno e su cui fecero delle costruzioni abusive. Dopo venticinque anni però, la proprietaria chiuse col catenaccio.»
E l’ex-convento di San Vincenzo?
«Lo abbiamo avuto in assegnazione dal Comune nel 2002. Abbiamo messo in piedi una vera e propria comunità, i ragazzi dormivano qui. Questa struttura ci è stata conferita regolarmente dal Sindaco con l’accordo che avremmo successivamente fatto un contratto in fitto o in comodato d’uso. Però non si è mai fatto nulla.»
E ora?
«Il Comune ci ha chiesto tutti gli arretrati dei pigioni da pagare, la somma arriva sui 60/70mila euro.»
A breve la pubblicazione della seconda parte dell’intervista.
By Riccardo Bruno