Ex OPG occupato. ‘Je so’ pazzo’: “Esistono priorità che dovete prendere in considerazione, altrimenti le imponiamo noi!” (Parte 2 di 2)
NAPOLI – Continua la nostra visita all’interno dell’ex OPG occupato di Sant’Eframo vecchio. Tra i corridoi e le sale della struttura, ex manicomio penitenziario, ci conduce un membro del collettivo occupante, che ha preferito restare anonimo. Nella prima parte dell’intervista abbiamo scritto dei motivi dell’azione.
Che risorse avete?
«Non abbiamo legami con partiti né con associazioni legate a partiti. Siamo completamente volontari. Tutte le spese, anche per attività basilari come le pulizie, le mettiamo noi o le persone che vengono qua e contribuiscono. Ultimamente hanno sviluppato un senso di appartenenza a questo progetto perché qui trovano un ambiente diverso da quello fuori.»
Prima il ‘sostegno’ del Comune, poi l’ordinanza di sgombero?
«Non ci risulta esista un progetto di riqualificazione della struttura da parte della polizia penitenziaria né del demanio, quindi lo sgombero non sarebbe motivato da una loro intenzione di volerci fare qualcosa. Tantissimi si sono schierati contro questo sgombero: se ci fosse stata una proposta alternativa sarebbe sicuramente emersa.»
Come vi attivate?
«Con una petizione firmata da persone comuni, europarlamentari, esponenti politici locali. C’è un movimento di opinione forte che ci aiuta, creando l’immagine di questo posto come posto a cui si è affezionati. Qui si è creata una vera e propria comunità.»
Cosa significa ‘occupare’, a Napoli, oggi?
«Partiamo dal nome che abbiamo dato al posto, “Je so’ pazzo“: oggi, chi stava bene, e non ha dovuto fare sacrifici negli ultimi anni, sta ancora bene se non meglio. Se questa è la normalità che ci impongono, a noi non va bene. Non per motivi ideologici o di appartenenza politica, ma perché non va bene alla maggioranza delle persone in questo Paese: i lavoratori, i disoccupati, gli studenti.»
A chi piace questa normalità?
«A Marchionne, a Renzi, ma che percentuale sono nella società? Piccolissima! Non è giusto che decidano delle vite di milioni di persone che subiscono senza difesa. Ormai non ci sono più i partiti forti degli anni ’70, o i sindacati, e occupare un posto, da studenti, passando per ‘pazzi’ appunto, significa ridare centralità a queste esigenze della Società passate completamente in secondo piano. La crisi è diventata la giustificazione per i tagli alla Sanità, alle pensioni: “Facciamo il jobs act, imponiamo la flessibilità”, ed ecco i licenziamenti facili, le assunzioni precarie.»
Il messaggio che lanciate?
«Noi diciamo: Non siamo morti! Esistono delle priorità che dovete prendere in considerazione. Se non lo fate voi, le imponiamo noi!. Qui abbiamo compiuto un atto di forza, illegale, ma necessario per far emergere questioni che la ‘normalità’ non prevede più.»
Azioni future?
«Ci arrivano proposte quotidianamente, teniamo assemblee di gestione particolarmente partecipate, le attività aumenteranno. Vogliamo far nascere un movimento in questa città diverso dal modello proposto in tv che dipinge negativamente i centri sociali. Si deve creare un movimento nelle scuole, nelle università, sui posti di lavoro che sono sempre più abbandonati a loro stessi. Vogliamo portare all’esterno, alla luce, la voce di chi subisce da anni nel silenzio.».
By Riccardo Bruno