Russia: protesta dei lavoratori
MOSCA – I lavoratori russi hanno dichiarato ‘guerra’ al governo. Il progetto del Presidente russo Vladimir Putin sembra non stia dando i risultati sperati. I due imperativi: ricchezza e prestigio, sui quali si costruiva la popolarità e il consenso del capo del Cremlino, appaiono attualmente piuttosto sbiaditi a causa principalmente della riduzione del prezzo del petrolio al barile; dell’inflazione che ha causato la perdita del 40% del valore del Rublo, rispetto al dollaro, nell’ultimo anno; e delle sanzioni internazionali.
Il piano di ricapitalizzazione, annunciato alla fine del dicembre scorso, grazie al quale sarebbero stati elargiti quasi mille miliardi di rubli a trenta banche della Nazione, non ha impedito che gli investimenti di capitale estero raggiungessero i minimi storici per mancanza di fiducia nel mercato russo. A pagarne il prezzo, come sempre accade, sono i lavoratori, che organizzati in massa hanno dichiarato ‘guerra’ al governo.
La ritardata retribuzione dei lavoratori è da sempre una piaga del governo russo, ma dal 1 aprile scorso il debito con i propri dipendenti statali è aumentato del 15% rispetto all’anno precedete, raggiungendo una somma complessiva di 2,9 miliardi di rubli, come stimato dal New York Times.
Dall’estremo confine orientale, passando per Mosca fino a San Pietroburgo, la protesta silenziosa degli operai, a lungo ignorata o quantomeno nascosta dai media russi, è diventata incontenibile: il malcontento per i salari non pagati è stato a lungo arginato grazie a interventi diplomatici del governo, attraverso i quali si chiedeva massima collaborazione alla popolazione russa al fine di garantire la stabilità dell’economia. Ma oggi per il governo sembra ormai impossibile contenere un cosi diffuso malcontento, sfociato nei continui scioperi di Zabaikal, città dell’area siberiana, dove gli insegnanti, dopo il mancato versamento dello stipendio e nonostante l’appello del Governatore della zona di riprendere il posto tra i banchi, si sono rifiutati di recarsi a lavoro, decretando uno sciopero generale.
La situazione non è diversa negli Urali, dove gli operai dello stabilimento metallurgico Kachkanarsk, che si occupa da sempre dell’arricchimento del Vanadio, sono in sciopero da marzo. Nel cantiere del cosmodromo Vostochny, nell’estremo oriente russo, 26 lavoratori hanno iniziato, aggiungendosi alla protesta iniziata settimane prima da altri 100 lavoratori che non percepivano lo stipendio da più di un mese, lo sciopero della fame: nonostante il Ministro Dmitri Rogozin avesse dichiarato risolto il problema degli scioperi nel cantiere, tra i più importanti in Russia, le proteste non si sono placante. I dipendenti del cantiere, che sorge nella regione di Amur e si prevede debba impiegare fino a 25.000 persone una volta ultimato, stanchi dell’indifferenza dei media e degli organi amministrativi, hanno deciso di lanciare il proprio messaggio attraverso un singolare mezzo, un’enorme scritta bianca a caratteri cubitali: “Quattro mesi senza stipendio”, un messaggio rivolto anche al cielo, per i cosmonauti russi. Al riguardo, Anton I. Tyurishev, l’ingegnere che si occupa dalla direzione del progetto, ha annunciato ai microfoni di uno show russo: “A causa della vostra indifferenza, disperati, abbiamo adottato questo mezzo originale”. Nonostante prima della registrazione dell’intervista fosse stato reso noto dai segretari del Cremlino che sarebbero stati pagati circa 70 dipendenti, gli scioperanti si sono rifiutati di cancellare l’enorme scritta che maestosamente copre la torre del cantiere, chiedendo il pagamento di tutti gli stipendi arretrati in cambio della ripresa delle attività e di una rettifica davvero ironica della scritta: “Da quattro, a tre mesi senza stipendio”, lungo il tetto dell’edificio.
By Federica Mandara