Giuseppina Dell’Aria: “Essere poetessa a Napoli oggi vuol dire essere in comunanza con altre poetesse”
NAPOLI – Il 27 aprile alle ore 16:30, presso l’Istituto Italiano degli Studi Filosofici di Napoli, si è tenuta la presentazione della silloge di poesie “Vivo tra puntini sospensivi” di Giuseppina Dell’Aria, pubblicazione della casa editrice Homo Scrivens. Sono intervenute all’incontro la filosofa Esther Basile, l’editore Aldo Putignano, la giornalista Rita Felerico, la scrittrice Lucia Stefanelli Cervelli e il cantautore Lino Blandizzi.
Tra le poesie musicate da Blandizzi e dalla lettura di diversi componimenti, è emersa l’importanza di riportare l’attenzione sulle poetesse del secondo Novecento, quelle della poesia come urgenza e come “interrogazione dell’universo”. Al riguardo è “da accantonare il concetto di ‘poesia alta’ e ‘poesia bassa’: l’unica qualità della poesia dovrebbe essere quella di saper parlare, comunicare senza limitazioni” come affermato dalla filosofa Esther Basile.
Lucia Stefanelli Cervelli ha sottolineato con forza che in Giuseppina Dell’Aria la poesia ha la ‘forza’ della fragilità, che richiama gli altri e li costringe a osservare. Alla fine della presentazione abbiamo rivolto dunque qualche domanda alla Dr.ssa Dell’Aria.
Giuseppina Dell’Aria, la sua opera si intitola “Vivo tra puntini sospensivi”, ricorda il concetto della ‘vita tra gli interstizi’ di Pirandello. E’ possibile per un’artista di oggi una vita appartata?
«Vivere tra puntini sospensivi è per me la cifra della vita, vivere appartati è un modo di percepire e di ascoltare il percepito in che modo risuona dentro, un modo di osservare la vita e di farsi osservare dalla vita stessa.»
Tra i suoi componimenti ce ne sono molti dedicati al tango: tango come metafora della vita?
«Sì. Ma anche dei rapporti personali, di un modo di vivere in cui si sta uno vicino all’altro, restando comunque autonomi e indipendenti e facendo un percorso insieme. Inoltre c’è da dire che nella milonga, nel ballare noi siamo dei fulcri d’energia così come lo siamo nella vita.»
Cosa significa essere poetesse a Napoli, oggi?
«Ci tengo al termine poetessa, al mio essere donna, al mio essere femminile e femmina. Essere poetessa a Napoli oggi vuol dire essere in comunanza con altre poetesse e riconoscersi nella parola. La poesia non è maschile né femminile, c’è la sensibilità che porta verso i diversi modi di espressione.»
Quindi cos’è la poesia per lei?
«La poesia è qualcosa che mi attraversa e prende carta e penna.»
Si può ben dire quindi, come emerso dal dibattito dell’incontro, che “la poesia torna alla donna, è arte delle arti, atto creativo che dà forma al reale.”
By Riccardo Bruno