1° Maggio. Aragno: “Le lotte non possono essere legalitarie!” (Parte 2 di 2)
NAPOLI – Continua la nostra intervista allo Storico Prof. Giuseppe Aragno riguardo le attuali prospettive della lotta operaia in Italia. Nella prima parte dell’articolo si è accennato all’efficacia e all’esistenza di eventuali leader capaci di guidarla. Nel frattempo a Milano si contano i danni di una giornata di ordinaria follia: persone, durante il passaggio del corteo NoExpo, hanno attaccato negozi e banche, dato fuoco alle auto e infranto vetrine. Ci sono stati scontri tra antagonisti NoExpo e forze dell’ordine, tutto prevedibile per la giornata inaugurale dell’esposizione universale Expo, per la quale sembra siano già stati spesi ben 3,2 miliardi di euro solo per la costruzione iniziale dei padiglioni, utilizzando lavoro precario e attraversando scandali e corruzione. Intanto, denaro investito per il sociale? Zero. Soldi investiti per il lavoro? Zero. Qualcosa non torna, è evidente, e le parole del Prof. Aragno suonano profetiche.
Professore, dunque lei pensa che solo attraverso la lotta possa uscir fuori un vero leader?
«Le lotte non possono essere legalitarie. Qui in Italia c’è un problema serio: la legalità è una parola astratta e quando la si va a riempire di contenuti diventa sostanzialmente illegale. Quando i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL firmano accordi che di fatto sono corporativi, cancellano il sindacato di classe e trasformano l’organizzazione dei lavoratori in un braccio armato del Potere contro i lavoratori, allora si deve prendere consapevolezza che certe regole vanno stracciate!»
Non è eccessivo?
«Quando Marchionne dice: “Io non parlo con te!”; quando Renzi dice: “Io non discuto coi sindacati”, ci devono spiegare perché noi dobbiamo rispettare gli accordi, cioè la Legge che regola lo sciopero. Se tu non vuoi parlare con me, io allora straccio la Legge. Se le lotte assumono questa connotazione, allora nascono i leader e le organizzazioni. Chiaro che ci saranno i tribunali, chiaro che ci sarà la repressione, ma qualcuno mi deve spiegare quando mai si è scardinato un Sistema senza rischiare tribunali e condanne! La borghesia italiana, europea, mondiale ci sta portando sul terreno della violenza!»
In un recente monologo, l’attore Ascanio Celestini suggerisce un’alleanza tra il proletariato italiano, che lui definisce imborghesito, e il sottoproletariato costituito dagli immigrati: ritiene possibile un’alleanza del genere?
«È praticabile, certo, ma c’è la Destra che, facendo appello alla ‘pancia’, mette il lavoratore precario e il poveraccio contro l’immigrato, creando lo spettro del ‘ladro di lavoro’. Ma questo è il mestiere delle Destre. Io odio la violenza, ma quando pratichi strade violente, ottieni risposte violente: questo Governo, che risponde a coloro che protestano dicendo “Siete squadristi!”, è violento!»
In che senso, verbalmente?
«La Fornero i morti li ha fatti (Si allude alla controversa omonima riforma delle pensioni, e alle sue conseguenze, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti ‘esodati’ – ndr). Questi governi i morti li stanno facendo. Quelli che muoiono nel Mediterraneo, corrispondono ai morti che ci sono stati nei campi di concentramento negli anni ’30. È tutto voluto: le merci possono attraversare i confini, gli uomini no! Questa non è violenza? E ritornerà a loro come un boomerang! Il Ministro che ‘simula’ una consultazione e poi fa passare la Legge che sancisce la completa aziendalizzazione della scuola pubblica, stracciando la Costituzione; il Ministro che devia i soldi pubblici verso le scuole private, questi sono i veri squadristi!»
Come si spiega che il Primo Ministro Matteo Renzi accusa chi protesta?
«Questi confondono il dolore che provocano con la violenza. E invece è il contrario, è un rovesciamento voluto della realtà: tu mi fai male e io istintivamente ti do un calcio, ma non sono io il violento, il calcio ti è arrivato perché tu mi hai appioppato uno schiaffone molto più forte. La vera violenza è la violenza del potere: quando tu mi vieni a dire che i poliziotti che hanno ammazzato la gente sono la legalità, tu stai facendo una violenza concettuale, alla storia, che prima o poi pagherai. Non si può imporre una violenza facendola passare per democrazia!».
By Riccardo Bruno