“Adotta un disabile” con ANEF
NAPOLI – L’associazione ANEF, Accà Nisciuno è fesso, è nata nel 2011. Tra le tante attività che svolge sul territorio, particolarmente importante è il supporto offerto alle famiglie di bambini disabili: le terapie, di natura fisica e psicologica, costano molto e non tutte le famiglie dispongono di un reddito tale da potersi permettere cure adeguate. Dunque l’associazione ANEF si è attivata in un progetto, “Adotta un disabile“, che propone terapie domiciliari di psicomotricità, di logopedia e neurologiche, mettendo a disposizione anche strumentazioni adatte. Al riguardo abbiamo intervistato la presidente dell’associazione, Carmen Manfellotto.
Carmen Manfellotto, in che modo l’ANEF fornisce supporto alle persone disabili?
«Forniamo terapie domiciliari ai bambini disabili in modo gratuito, grazie a erogazioni libere e a sponsor che intervengono in questo progetto. Ogni anno l’associazione fa un calendario con personaggi del mondo dello spettacolo, sport, istituzioni, chiesa, cultura e arte, i proventi servono per portare il progetto avanti sempre meglio, con la speranza che sempre più bambini possano usufruire di tale privilegio».
La situazione in Campania sulla disabilità?
«La situazione in Campania è tragica, molte famiglie nel corso degli anni si sono viste ridurre il numero di trattamenti domiciliari per i loro figli, senza considerare che l’ora di terapia spesso rappresenta l’unico contatto con il mondo esterno. Essere disabile non è una scelta di vita, per questo le istituzioni dovrebbero schierarsi con loro e non contro di loro».
Operate anche fuori Italia. E’ un evento eccezionale o vi siete posti l’obiettivo di supportare disabili in tutto il mondo?
«La disabilità non ha confini e se qui in Campania la situazione peggiora di giorno in giorno, nei paesi poveri dire che è catastrofica è riduttivo. In Madagascar manca tutto. La riabilitazione resta un’utopia, per questo noi dell’associazione ANEF stiamo contribuendo al riempimento di un container che a breve partirà per il Madagascar: sedie a rotelle, giocattoli, vestiti e altro ancora».
Il contributo in Madagascar sarà destinato ad alcuni bambini, può raccontarci le loro storie?
«Sì, tra le tante, una sedia a rotelle è destinata a un ragazzo che viene chiamato “il serpente”: soprannome che deriva dal fatto che si trascina per terra, non avendo l’uso degli arti inferiori. Un’altra sedia a rotelle è destinata invece a una bambina di otto anni affetta da tetraparesi spastica. Lì i bambini nascono prematuri, con serie patologie neuromotorie, aiutarli è più che un dovere, ma senza perdere di vista anche i nostri bambini, in Campania».
Oltre alle donazioni di giocattoli e attrezzature, in che modo i nostri lettori possono partecipare al progetto “Adotta un disabile”?
«Con un contributo economico, che può anche essere detratto dalle tasse. Oppure concedendo alla nostra associazione il loro 5×1000.»
Maggiori informazioni sono disponibili sul sito anefitalia.it.