Doppio standard mediatico per protesta studenti egiziani
GIZA – Sabato scorso in Egitto sono iniziate tutte le attività scolastiche. Durante la settimana migliaia di studenti universitari hanno manifestato in tutte le università egiziane per condannare le misure di sicurezza, senza precedenti, prese dalle forze dell’ordine contro gli studenti: cancelli elettronici, metal detector, ispezioni personali, il tutto affidato a società di sicurezza private assunte con i soldi delle università pubbliche. Durante una delle manifestazioni, a Giza, è stato incendiato lo ‘sportello studenti’ del ministero egiziano degli Interni, mentre venivano scanditi slogan contro le pratiche repressive delle autorità egiziane, lì la polizia ha disperso i manifestanti lanciando bombe assordanti e lacrimogeni. Ad Alessandria invece la polizia ha fatto irruzione nelle università ferendo decine di studenti che protestavano contro l’arresto di alcuni loro compagni. In alcune manifestazioni c’è stata fusione di protesta tra studenti ed esponenti dei partiti politici pro Mohamed Morsi, il presidente egiziano leader dei Fratelli Musulmani, eletto democraticamente ma deposto dai militari durante il sanguinoso golpe del 03 luglio 2013 (Il 02 luglio il presidente Morsi lanciò un “appello al martirio” affermando di voler proteggere la democrazia con la sua stessa vita. Infatti su Twitter dichiarò: “Non mi lascerò dare ordini, né dall’interno né dall’estero” – ndr) che provocò la morte di migliaia di manifestanti, tra loro tantissimi studenti: durante le recenti proteste è stato condannato il deterioramento delle condizioni economiche dei cittadini e sono stati scanditi cori per chiedere “la punizione degli assassini dei manifestanti; portare a processo i golpisti militari; la liberazione dei detenuti politici e l’abolizione delle decisioni emesse dopo il colpo di stato militare”.
Straordinario il silenzio mediatico del mondo intero verso le ingiustizie che stanno subendo gli studenti egiziani, mentre sembra ci sia molto più interesse, soprattutto da parte dei democratici Stati Uniti d’America, nei confronti dei quali quasi tutti i media mondiali sembrano asserviti, verso la richiesta legittima di elezioni libere degli studenti di Hong Kong, che godono ufficialmente del supporto americano.