Yulin difende il Dog Meat Festival
YULIN – I 7mila abitanti di Yulin, città dell’autonoma contea cinese della regione di Guangxi, al confine con il Vietnam, si oppongono alle accuse mosse al Dog Meat Festival. Alle petizioni, alle manifestazioni e alle campagne social, che all’unanimità da tutto il mondo si sono appellate all’azione governativa cinese per porre un freno alla ventennale tradizione dell’uccisione, per fini commerciali alimentari, di più di 10mila cani, i venditori e i sostenitori dell’oramai tristemente nota manifestazione, che segna anche l’inizio del solstizio d’estate in Yulin, hanno risposto: “Perché la gente prende in esempio solo la città di Yulin? Non avete mai visto il sashimi di rana o il toro vivo che servono in Giappone?”.
Alla luce delle denunce e dalle critiche delle associazioni animaliste, come il Duo Duo Animal Welfare Project, i sostenitori del festival hanno risposto a tutti coloro che nelle ultime settimane hanno condannato una delle più antiche tradizioni culinarie cinesi, e lo hanno fatto attraverso le pagine del New York Times: “Molte persone hanno un legame speciale con questi animali, ma noi siamo cresciuti con la carne di cane, per noi è normale”, questa la dichiarazione resa al quotidiano americano dal giovane Tang Chengfei in replica alle campagne social #StopYulin2015, #BanYulin2015 che da giorni hanno invaso i social network.
Dunque per i difensori della manifestazione si tratterebbe esclusivamente di una questione culturale: “Per quale motivo nessuno denuncia il consumo di carne bovina quando le mucche sono considerate sacre in India o di tacchini negli Stati Uniti? Cosa rende la carne di cane diversa da quella dei polli o maiali?”, chiedono coerentemente gli abitanti di Yulin, che ogni anno traggono numerosi profitti dall’organizzazione dell’evento. Ma aldilà dell’ideologia più o meno condivisibile, uno degli aspetti contro cui si scagliano le associazioni sono le modalità di cattura e il trattamento degli animali: secondo Andrea Gung infatti, a capo della Duo Duo Animal Walfare Project, sarebbero state adoperate, per la preparazione delle carni, vasche d’acqua e fiamme ossidriche per la bollitura degli animali in strutture fatiscenti, ai limiti delle condizioni igenico-sanitarie previste dalla legge.
Da notare che la vendita e il consumo di carne di cane sono legali anche in Paesi fortemente avanzati come il Canada; o in Uzbekistan, dove il commercio è legato alle proprietà medicinali e curative attribuite all’animale; e in Europa lo è stato fino alla Prima Guerra Mondiale, periodo in cui il business legato alla vendita e al consumo della carne di cane era tra i più floridi in Belgio, Germania e in Francia.
By Federica Mandara