Congresso USA. Anastasia Lin testimonia contro la Cina
WASHINGTON – L’attrice e reginetta di bellezza canadese Anastasia Lin, che ha fatto dei Diritti umani uno dei suoi punti di forza al concorso di bellezza canadese vinto per la fascia di “Miss Mondo”, giovedì ha testimoniato al Congresso degli Stati Uniti d’America sulle persecuzioni religiose che avvengono in Cina.
Anastasia Lin, nata in Cina, ma trasferitasi in Canada all’età di 13 anni, è una ferma sostenitrice dei Diritti umani e nel suo ultimo film, intitolato “The Bleeding Edge”, ha interpretato il ruolo di una seguace del Falun Gong, una sorta di movimento religioso cinese bandito dalla legge a partire dal 1999.
Al Congresso degli Stati Uniti, presso la Commissione esecutiva sulla Cina, Anastasia Lin ha dichiarato: “Attraverso l’incontro con le vittime della persecuzione e i loro familiari, ho capito che i praticanti del Falun Gong, emarginati e diffamati in Cina da ormai 16 anni, sono in realtà persone nobili che vengono imprigionate e torturate per le loro ideologie […] Voglio parlare per coloro che in Cina sono maltrattati, bruciati e fulminati per sostenere ciò in cui credono; persone imprigionate che mangiano cibo avariato con le dita piene di vesciche solo perchè hanno una convinzione” .
Il Falun Gong è stato considerato fuorilegge dal trattato di stabilità sociale cinese del 1999 e da allora i praticanti di questo movimento sono perseguitati e torturati dalla polizia, che non si fa scrupoli a violare la Carta dei Diritti umani, praticando forme di tortura disumane. Dalla dichiarazione di Lin si evince anche la possibilità di ripercussioni sui familiari dei praticanti del Flun Gong. L’attrice infatti così continua il suo racconto alla Commissione: “Mio padre mi chiamò dopo la vittoria del concorso per dirmi di essere fiero di me, ma dopo qualche giorno il suo atteggiamento è cambiato: mi ha detto nervosamente che dovevo abbandonare la mia lotta per i Diritti umani in Cina altrimenti non averebbe avuto altra scelta se non quella di tagliare i contatti con me”. Secondo la Lin, a causare questo cambio di atteggiamento potrebbe essere stata una visita da parte degli agenti di sicurezza della Cina, che avrebbero obbligato il padre a fare pressione su di lei.
La coraggiosa testimonianza della Lin mette in luce la difficoltà di parte della popolazione cinese, costretta a sopravvivere sotto un regime repressivo che colpisce anche coloro che ormai hanno lasciato il Paese, ma che hanno ancora familiari in Cina.
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