Aborto: “L’Italia viola i diritti delle donne”
MILANO – Sono oltre 50.000 gli aborti clandestini in Italia ogni anno, a causa della sempre più scarsa disponibilità di strutture e medici operanti. La media italiana degli obiettori di coscienza supera l’80% del personale medico e in alcune regioni si attesta sopra il 90%. Gli interventi legali si collocano ben al di sotto della media europea, al punto che lo stesso Consiglio d’Europa ha additato l’Italia perché in materia d’aborto “viola i diritti delle donne”.
Dopo le proteste del ’78, con la legge 194 l’aborto diventa legale anche in Italia, segnando una grande vittoria per i radicali che si battevano per ridurre il numero di interventi illegali, nei quali le donne rischiavano la vita o la fertilità senza alcun tipo di tutela. Il panorama di oggi non è cambiato di molto: se cinquant’anni fa si usavano ferri e pinze arrangiati in casa, ora ragazzine e immigrate vanno nei metrò a procurarsi sul mercato nero un farmaco a base di misoprostolo, che in grandi quantità provoca l’interruzione di gravidanza, ma i rischi sono altissimi. Le alternative purtroppo sono azzerate, a causa dell’ignoranza delle leggi esistenti, delle liste d’attesa spropositate e per mancanza di un vero supporto: sono sempre meno infatti i consultori sul territorio.
Chi vuole seguire il percorso legale, cosa deve affrontare? Pochi mesi fa, a Milano, una ragazza di 27 anni si è scoperta incinta, ma senza un partner stabile né l’intenzione di lasciare il lavoro, si è ritrova a dover fare una scelta per lei amarissima: abortire. Rivoltasi al consultorio per iniziare le pratiche, la freddezza e i tentativi di farla desistere non hanno aiutato di certo il suo stato psichico. Inoltre, ottenuto il documento necessario, è stata costretta ad aspettare un’ulteriore settimana prima di rivolgersi all’ospedale: ogni settimana trascorsa dava sempre più ‘forma’ alla creatura nel suo utero, con la consapevolezza che non era destinata a vivere. Quando ormai si credeva al traguardo, è iniziato il girone degli ospedali: dopo due rifiuti, solo al terzo è riuscita a reperire un medico non obiettore. E tra sguardi freddi e giudicanti, si è così concluso il percorso.
By Cecilia Dapor