Ambiente. Assenza di ossigeno crea nel Golfo del Messico una “zona morta” da record
SILVER SPRING – La NOAA, National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti d’America, ha pubblicato un report sull’ambiente attraverso cui denuncia l’identificazione di una “zona morta” nelle acque del Golfo del Messico, ampia quasi 23mila km quadrati: quanto la superfice dello Stato del New Jersey o della regione Lombardia. Per gli scienziati è la maggiore mai osservata dal 1985, da quando cioè sono cominciate le rilevazioni.
La “zona morta” da record è causata dall’assenza di ossigeno nell’ambiente marino: i livelli di ossigeno sono talmente bassi da mettere in pericolo la vita dei pesci. Un contributo decisivo, secondo la denuncia dell’agenzia federale americana, arriva dall’inquinamento portato in mare dal fiume Mississippi, che attraversa l’America settentrionale: i nutrienti ivi versati, che arrivano nel Golfo del Messico derivanti da concimi, fertilizzanti e altre sostanze usate dell’industria agricola, stimolano la crescita record delle alghe, che sottraggono ossigeno al mare. La mancanza di ossigeno obbliga i pesci a spostarsi in altre zone per sopravvivere, diminuendone le capacità riproduttive e riducendo di conseguenza la quantità e la qualità del pescato. Ma le conseguenze non sono solo per l’industria ittica del territorio, bensì per l’habitat marino, già messo a dura prova dal riscaldamento globale e dalla deforestazione.