Associated Press, Pruitt: “Decapitare un ostaggio è un sanguinoso comunicato stampa”
HONG KONG – Gary Pruitt, Presidente dell’agenzia di stampa internazionale Associated Press, con un discorso tenuto a Hong Kong in presenza di corrispondenti stranieri, e in seguito alla lista presentata dall’Ucraina sulle 5 destinazioni più letali del 2014 dove svolgere la professione di giornalista, si è unito alla protesta contro il rapimento e l’uccisione dei reporter, proponendo la creazione di un nuovo protocollo alla Convenzione di Ginevra e l’adeguamento degli articoli specifici presso la Corte Penale Internazionale affinchè questi reati, in qualsiasi latitudine della Terra avvengano, siano condannati come crimini di guerra: “Un tempo, quando i reporter lavoravano indossando il giubbotto con la dicitura PRESS e si spostavano a bordo di veicoli identificati con il logo MEDIA, erano protetti; ma oggi, nei conflitti moderni, queste etichettature corrispondono a farne dei bersagli, come fossero parti in causa dei conflitti.”.
Le statistiche mondiali sono in crescita: sarebbero almeno 118 i giornalisti uccisi nel 2014, secondo le stime dell’International Federation of Journalists, ai quali si devono aggiungere i reporter rapiti o tenuti tutt’oggi in ostaggio (Solo in Ucraina, dall’inizio del 2015, sono già 8 i giornalisti uccisi – ndr).
Secondo Pruitt, l’incremento del numero di vittime tra i reporter non sarebbe dovuta solo alla natura mutevole della guerra, ma a un preciso aspetto sociale: “Non hanno più bisogno di noi. Le parti in guerra vogliono raccontare la storia a modo loro, dall’inizio alla fine attraverso i social network, e un giornalista è un potenziale filtro critico che non vogliono avere intorno. Ma un’evoluzione dei conflitti comporta anche un’evoluzione della comunicazione: oltre essere una preziosa fonte di riscatto, la decapitazione di ostaggi, in particolare i giornalisti, diventa un sanguinoso comunicato stampa.”.