Attivismo. Animalisti tra i consumisti del Natale: “Guardate negli occhi chi mangiate!”
MILANO – Sabato 16 dicembre, in piazza San Carlo, nel centro pulsante dello shopping milanese, un andirivieni fluviale di acquirenti si stava dedicando al consueto consumismo natalizio. Ma tra le bancarelle c’era anche un presidio di animalisti, attivisti intenti ad attirare l’attenzione dei passanti per sostenere la lotta in difesa dei diritti degli animali: attrezzati con video e microfono hanno esposto le ragioni della loro presenza.
I video mostravano scene riprese all’interno degli allevamenti intensivi: maiali accalcati, alcuni tanto malati da non riuscire ad alzarsi in piedi; mucche assetate, stipate come merce in container per il trasporto; pulcini tritati vivi; animali allevati per ricavarne pellicce, scuoiati vivi, solo per citarne alcuni. Gli attivisti dei movimenti “Iene vegane” e “ EXtreme Animal Consciousness Movement” hanno spiegato che il loro intento era di “mostrare alle persone l’orrore che si cela dietro l’industria della carne e dei derivati animali.”. Uno degli attivisti, di nome Sal, ha raccontato che vengono organizzati presidi settimanalmente per sensibilizzare la gente sul tema dei diritti degli animali: “Sono esseri viventi, come tali senzienti, soffrono per le condizioni di vita a cui sono costretti. La stragrande maggioranza di loro non vede mai la luce del sole e non respira mai aria fresca, stipati dentro celle, in spazi minuscoli in cui non riescono nemmeno a muoversi. Provano terrore quando capiscono la sorte a cui sono destinati, la paura gliela si legge negli occhi. Sono espressivi tanto quanto gli animali domestici, tanto quanto i cani, che la nostra società reputa sacri rispetto ad altre forme viventi. Eppure sono esseri alla pari: uno studio dimostra che i maiali sono più intelligenti dei cani e più di un bambino di tre anni. Ma non è su questo piano che vogliamo mettere la questione, non è l’intelligenza che rende un essere degno di vivere. E’ il rispetto della vita in quanto tale, la compassione, l’empatia, siamo tutti parte di uno stesso spirito vitale.”.
I punti salienti attorno cui ruotano i discorsi riguardano il fattore ambientale, per cui gli attivisti hanno sottolineato come, per coltivare i cereali destinati all’alimentazione del bestiame, vengano operati disboscamenti; spreco di acqua per tutte le necessità legate alla produzione dell’industria della carne; emissione di gas serra nell’atmosfera, contribuendo in prima linea all’inquinamento atmosferico globale: “Per soddisfare la non-necessità di carni stiamo violentando l’intero pianeta”, afferma Sal, “C’è gente che chiede perché non pensiamo agli affamati del terzo mondo piuttosto che pensare agli animali, ma è anche ciò che stiamo facendo. Vengono sprecate tonnellate di cereali e di acqua che potrebbero essere impiegati per le esigenze vitali delle popolazioni svantaggiate, piuttosto che per ingrassare le carni della violenza dell’industria alimentare. Prima dell’avvento del capitalismo non c’era la fame e non c’era nemmeno il cosiddetto terzo mondo, pensateci bene.”.
Un altro punto affrontato dagli attivisti riguarda la produzione delle pellicce: “le volpi, i cani, e altri animali allevati per estrarne le pellicce vengono scuoiati vivi, perché attraverso il tremendo dolore e il terrore che provano durante le sevizie rilasciano delle sostanze che rendono il loro pelo più morbido. L’animale dopo aver subito tale barbaro trattamento rimane ancora in vita per circa 3 minuti, ricoperto solo della sua carne viva. Si arriva a tanto per compiacere il proprio ego, è questa l’umanità con cui vogliamo convivere?”, chiede Alessandro, un altro animalista.
In conclusione, la spinosa questione degli allevamenti intensivi, posti da cui le carni alimentari escono piene di steroidi, ormoni della crescita, antibiotici, a volte malate: “Si tratta di animali violentati, torturati, seviziati, deprivati della loro condizione di esseri solo per venir riconosciuti come oggetti, parte di un sistema produttivo malato che arricchisce le tasche dei padroni, avvelena i piatti dei consumatori, e sopratutto promuove la violenza come sistema di sopraffazione. E’ per questo che vogliamo essere ricordati nei libri di storia? Come la società dell’ego e della violenza? Noi stiamo provando a cambiare le cose. Lotteremo, così come hanno lottato i primi movimenti a difesa dei diritti dei neri o delle donne, partendo dal basso, da piccole comunità di visionari, inizialmente incompresi dalla maggioranza della gente. Ci sentiamo la responsabilità di dare voce ed esporre pubblicamente le atrocità che 10 miliardi di animali ogni hanno sono costretti a subire per mano dell’unico essere animale che usa la violenza per fomentare il proprio ego”.
Come scrisse Lev Tolstoj: “se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani.”.