Attivismo. Coordinamento Napoli Palestina in presidio a sostegno della Freedom Flotilla
NAPOLI – Lunedì 30 luglio alle ore 19:00 ha avuto luogo, in Piazza San Domenico Maggiore, il presidio organizzato dal Coordinamento Napoli Palestina dal nome: “Sosteniamo la Freedom Flotilla, non lasciamoli soli!”, per sensibilizzare e sostenere la causa della Freedom Flotilla, il movimento di solidarietà pro-palestinese composta da imbarcazioni cariche di medicinali, attualmente in prossimità di Gaza.
La Freedom Flotilla Coalition è un movimento di solidarietà internazionale che promuove campagne per porre fine all’assedio di Gaza, una flotta partita dalla Scandinava, composta dalla alcune imbarcazioni cariche di medicinali e aiuti umanitari. Dal giorno della partenza, la flotta si è fermata in diversi porti, tra cui quello di Napoli per alcuni giorni a metà luglio; l’obiettivo finale è tentare di forzare il blocco a Gaza imposto a da Israele, riaprendo il porto della Palestina.
La prima imbarcazione della flotta, l’Al Awda, dopo essere stata contattata nei giorni scorsi dalla marina israeliana, è stata circondata da alcune navi da guerra e scortata nel porto di Ashdod. Successivamente, i ventidue attivisti a bordo sono stati tratti in arresto; di questi, i due soli cittadini israeliani sono stati rilasciati su cauzione, mentre gli altri sono in stato di fermo.
L’iniziativa del Coordinamento Napoli Palestina ha avuto lo scopo di sensibilizzare i cittadini sul tema, informare e mostrare pubblica vicinanza al movimento di solidarietà durante le fasi di approccio a Gaza; in secondo luogo, con il presidio si è festeggiata la liberazione dell’artista Jorit Agoch, arrestato per aver, secondo l’accusa, imbrattato e danneggiato il muro che separa la Cisgiordania e i territori occupati dagli israeliani. L’arista si era impegnato a sostenere i palestinesi e si trovava a Betlemme per disegnare uno dei suoi noti murales, in questo caso ritraeva il volto della giovane Ahmed Tamini, una ragazza diciassettenne condannata, da qualche giorno rilasciata, a otto mesi di carcere per aver schiaffeggiato un militare israeliano durante una manifestazione di protesta.
A tal proposito, il giorno precedente, domenica 30 luglio, il Coordinamento Napoli Palestina ha organizzato un primo presidio, poi trasformatosi in un corteo, per manifestare contro l’arresto dell’artista e richiedere la sua liberazione, avvenuta poi in giornata.
Durante il presidio a Piazza San Domenico Maggiore, alcuni attivisti hanno preso la parola e spiegato ai presenti gli ultimi sviluppi della situazione palestinese e della Freedom Flotilla in particolare; al riguardo, rispetto alle sorti degli attivisti in arresto è stato spiegato: “questa serata è innanzitutto dedicata a loro, per come li abbiamo conosciuti, per l’impegno, la dedizione, il coraggio che hanno mostrato nello sfidare il blocco di Gaza. È una serata organizzata per richiedere la loro liberazione, per rivendicare il sostegno alla resistenza palestinese che si svolge ogni giorno sotto i nostri occhi e sotto il silenzio complice dei media occidentali.”.
I cittadini intervenuti hanno potuto assistere anche alla proiezione del video: “Breaking the blockade”, realizzato da una giovane attivista e videomaker durante una delle tappe italiane della Freedom Flotilla; nel contributo video, tra i vari passaggi, sono state mostrate le interviste ad alcuni membri e attivisti del movimento e il loro pensiero circa la causa palestinese.
Al termine dell’iniziativa abbiamo raggiunto Luca Scafoglio, attivista del Coordinamento Napoli Palestina, per rivolgergli le nostre domande
Perché un presidio?
«Per salutare la libertà di Jorit e dei suoi compagni Salvatore e Mustafa. Siamo contenti di questo rilascio, ma il suo arresto è stato un atto gravissimo compiuto da Israele, in un territorio che è sotto l’autorità nazionale palestinese; l’arresto di un artista che stava esprimendo il suo libero pensiero ed esercitando il suo diritto di critica. Abbiamo voluto salutare anche la liberazione di Ahmed; tutto ciò non deve però far abbassare l’attenzione, siamo qui infatti per seguire le sorti degli attivisti della Freedom Flotilla, l’iniziativa di solidarietà internazionale che denuncia il blocco illegale istituito da Israele su Gaza, oltre dieci anni fa. Per noi è grave la sorte degli attivisti, attualmente in arresto, fermati in acque internazionali a 47 – 48 miglia da Gaza.»
Cosa viene imputato agli attivisti?
«Non viene imputato nulla, Israele non ha bisogno di imputare nulla; ciò che viene imputato sistematicamente alla Freedom Flotilla è il voler violare il blocco di Gaza, un blocco che viene considerato però legale solo da Israele. L’atto illegale è proprio il blocco, che in questi dieci anni ha provocato oltre mille morti. Nella striscia di Gaza si muore anche per gli incendi provocati dalle candele, poiché non c’è corrente elettrica, per capire di cosa stiamo parlando. Si muore perchè negli ospedali non affluiscono medicinali, perchè Israele non ne consente il passaggio. La Freedom Flotilla denuncia questo stato delle cose, questa è la quarta iniziativa. Siamo preoccupati per le sorti degli attivisti, speriamo vengano liberati.»
Un commento su questa serata?
«Siamo molto contenti del numero di partecipanti, nonostante sia piena estate; contenti che in tanti abbiano voluto manifestare sostegno alla resistenza palestinese. Il video mostrato, girato dalla giovane attivista del Coordinamento, voleva essere una testimonianza del periodo in cui la Freedom Flotilla si è fermata a Napoli; in realtà lei ha seguito la FFC anche a Palermo, quindi abbiamo visto un lato di questo viaggio che altrimenti non avremmo visto. La parte più importante di questo video credo riguardi le testimonianze degli attivisti internazionali: Zohar Chamberlain, un’ebrea cittadina israeliana che ha messo in discussione la sua appartenenza nazionale, non può più neanche vivere in Israele. Come lei l’altro attivista, Yonatan Shapira, un ex elicotterista israeliano, sono figure rare della società israeliana che però dimostrano come in fondo, una volta aperti gli occhi, non è più possibile chiuderli.»
È previsto un incontro tra il Coordinamento Napoli Palestina e Jorit?
«Ci stiamo pensando. Ci siamo chiesti se fosse opportuno andare in aeroporto, poi abbiamo pensato che fosse un momento di accoglienza familiare. Quando abbiamo parlato con lui ci ha detto che era preoccupato, aveva messo in conto l’arresto, ma come ha fatto sapere è stato un momento difficile e ha aggiunto che lo rifarebbe per testimoniare cos’è la resistenza palestinese e cos’è l’occupazione israeliana.»
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