Autismo. Per il lavoro e l’inclusione sociale “Si può dare di più”
NAPOLI – Domenica 29 ottobre si è svolto l’open day dell’associazione “Si può dare di più” onlus, nata nel 2014 con lo scopo di integrare socialmente e introdurre nel mondo del lavoro i giovani diversamente abili. L’associazione ha presentato le sue attività accompagnandole con canti, balli e dolci, presso i locali della sede di via Piave 270, a Soccavo.
“Si può dare di più” è attiva attraverso una serie di iniziative scolastiche, sportive, attività di gruppo, parrocchiali, tempo libero, vacanze e di lavoro. La sua peculiarità è l’incontro tra famiglie normotipiche e famiglie ‘speciali’ per uno scambio di esperienze, e per condividere momenti insieme.
Al riguardo abbiamo incontrato il presidente dell’associazione Giancarlo Riccio per rivolgergli le nostre domande.
Perché nasce l’associazione?
«Io sono padre di un ragazzo autistico di 19 anni, insieme a mia moglie abbiamo pensato di creare l’associazione per uno scambio con le famiglie normotipiche, e per far conoscere la vita di una famiglia con una persona disabile in casa. Purtroppo per ora questi incontri restano episodi isolati, c’è paura, pregiudizio e ignoranza, è come accendere una luce per poi spegnerla il giorno dopo»
Dove si svolgono le attività?
«Abbiamo avuto in dono dai Padri Dehoniani un appartamento di 3 locali a Marechiaro. Naturalmente i ragazzi sono sempre accompagnati dai genitori»
Attualmente quali attività sono operative?
«Attualmente ci sono tre laboratori: quello di attività manuali; quello della pizza, in cui imparano a fare la pizza e poi se la mangiano; e poi c’è quello di arteterapia dove fanno attività creative con la musica e i colori. In tutti i laboratori c’è la presenza di un tutor comportamentale pronto a intervenire, qualora la situazione dovesse richiederlo; inoltre a gennaio partiranno i laboratori professionalizzanti, con lo scopo di inserire i ragazzi nel mondo del lavoro, un laboratorio che tuttavia non potrà accogliere più di 7 partecipanti. Ci avvaliamo dell’aiuto di specialisti che ci fanno da supervisori e che gestiscono l’attività di Parenthoid, uno spazio di sostegno rivolto ai genitori»
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