Brasile: Fitch declassa il rating e mette nei guai Dilma Rousseff
BRASILIA – L’agenzia internazionale Fitch, valutazione del credito e rating, ha declassato l’economia brasiliana da stabile a negativa. In una nota, l’agenzia spiega la retrocessione facendo riferimento “all’aumento degli squilibri macroeconomici, al deterioramento dei conti pubblici e l’incremento dell’indebitamento che stanno mettendo sotto pressione il profilo creditizio del Paese”.
In ordine temporale è solo l’ultima brutta notizia per l’esecutivo guidato da Dilma Rousseff, in affanno da mesi dopo gli scandali per corruzione che ne hanno minato organigramma e immagine. Il Brasile non si fida più del suo premier e il Partido dos trabalhadores, dopo i due mandati di Lula, trascina ora le masse solo per manifestare contro il suo operato e invocare le dimissioni di Rousseff, come accaduto già lo scorso 15 marzo in tutto il Paese.
Nel 2005 ci fu lo scandalo del mensalão, la tangentopoli brasiliana che coinvolse il governo Lula. Quasi dieci anni dopo è partita l’inchiesta Petrobras, che svela le dinamiche di corruzione nella coalizione di quello stesso governo: nei primi anni del 2000 il Partido permise ai dirigenti dell’azienda petrolifera di Stato di gonfiare i contratti per costruire infrastrutture, incrementandone i guadagni in parte spesi per finanziare le campagne elettorali a venire. L’inchiesta non vede fra gli indagati la Rousseff, ma fra il 2003 e il 2005 era lei il ministro dell’energia.
“Fora Dilma” è il grido che unisce i manifestanti, ma l’indignazione che coinvolge attivamente anche la classe media, non è scatenata solo dagli scandali. I Mondiali di calcio e le prossime Olimpiadi, che a fronte dei sacrifici economici e sociali, delle demolizioni e gli sgomberi promettevano una crescita economica più omogenea della società brasiliana, hanno invece favorito soprattutto i pochi speculatori. I più poveri, che come ieri nel quartiere di Flamengo a Rio De Janeiro hanno occupato con coraggio vecchi edifici, per opporsi alla costruzione di alberghi di lusso, provano a resistere rischiando la pelle negli scontri con la polizia.
Gli investimenti previsti dagli eventi sportivi degli ultimi anni sono sempre meno tollerati nello scenario di recessione in cui versa uno dei Paesi che un tempo guidava il BRIC. Le cifre gettano ulteriori ombre sul futuro: nonostante la svalutazione del Real, la valuta nazionale brasiliana, che avrebbe dovuto incentivare le esportazioni, nel 2015 è prevista una crescita del PIL del solo 0,5%, mentre l’inflazione tocca già quota 7% e decresce del 20% il potere d’acquisto dei brasiliani.
Mentre Rousseff è attesa nei prossimi due giorni a Panama, dove potrà ancora recitare un ruolo di primo piano nel teatro geopolitico per il summit delle Americhe, in patria troverà invece ad attenderla le opposizioni, consce che senza il loro appoggio il governo non potrà andare avanti, e i manifestanti che sfileranno ancora una volta nelle strade il 12 aprile.
By Antonio Acconcio