Charlie Hebdo ridisegna Maometto, in Pakistan bruciano bandiere francesi
ISLAMABAD – C’era da aspettarselo. Le caricature di Maometto pubblicate nella nuova edizione di Charlie Hebdo hanno fatto infuriare migliaia di musulmani, che in Pakistan hanno dato il via a numerose manifestazioni di protesta: bandiere francesi date alle fiamme, insieme ai ritratti di Francois Hollande e dei vignettisti del giornale. Oltre 2.000 persone hanno sfilato a Karachi, la città più vasta dell’intero Paese, dove dei rappresentanti del partito Tehreek-e-Insaf si sono recati dal Console generale francese per comunicare le loro intenzioni: “Charlie Hebdo dovrebbe essere vietato in quanto diffonde l’odio religioso nel mondo”. Non bastasse, lo scorso venerdì nella stessa città, un fotografo dell’agenzia Afp è rimasto ferito da un proiettile sparato da un manifestante.
La copertina, presentata dal commosso disegnatore Luz, ritrae l’ultimo Profeta dell’Islam in lacrime, intento a reggere un cartello con su scritto a caratteri cubitali “Je suis Charlie“, motto alla libertà d’espressione adottato in tutto il mondo dopo l’attentato di Parigi. La vignetta è risultata chiaramente offensiva agli integralisti islamici, e non solo. Le ragioni di tali scontri infatti sarebbero da ricercare negli Hadit, i racconti della vita del Profeta musulmano, che impongono il divieto di raffigurare qualsiasi creatura vivente, a maggior ragione quella di Maometto. Tuttavia sembra che tra le pagine del Corano non si trovi alcun riscontro di tali divieti, nonostante l’idolatria attraverso le immagini sia categoricamente proibita.
La satira, genere letterario che fa della critica, a volte maldestra, uno strumento di promozione del cambiamento, faceva arrabbiare sin dai tempi di Aristofane, commediografo dell’Antica Grecia, che con le sue parole fece andare su tutte le furie il demagogo Cleone, e di esempi del genere ne esistono e ne esisteranno sempre nella storia dell’umanità.
By Pietro Colacicco