Chirurgia coronarica: con o senza cardioprotezione?
CATANIA – Si è svolto nella giornata di sabato 24 ottobre, presso l’Hotel Parco degli Aragonesi, il congresso in Tecniche a confronto di Circolazione Extracorporea organizzato dal Dr. Giulio Pavan – Direttore Scientifico E.P.S. SpA. All’evento sono intervenuti diversi esperti del settore che hanno confermato il ruolo della protezione miocardica nella maggior parte degli interventi di cardiochirurgia.
La cardioplegia, così viene definita, permette di fermare il cuore e di ridurre al minimo il metabolismo del miocardio attraverso l’infusione di soluzioni farmacologiche. L’intervento di bypass aortocoronarico è il più comune intervento di cardiochirurgia e viene eseguito per occlusione o stenosi delle arterie coronarie, ovvero dei vasi sanguigni che portano al cuore l’ossigeno e il nutrimento. L’approccio tradizionale avviene attraverso un’incisione chiamata sternotomia mediana. L’intervento viene eseguito con il supporto della circolazione extracorporea, utilizzando la cosiddetta macchina cuore-polmone, che sostituisce la funzione del cuore e dei polmoni mentre il chirurgo effettua i by-pass sul cuore. L’intervento chirurgico consiste nel creare nuovi canali per la circolazione del sangue dall’aorta alle coronarie così da aggirare i restringimenti o le ostruzioni presenti, ma sebbene la macchina cuore-polmone permetta di eseguire con sicurezza molti interventi di cardiochirurgia, essa è responsabile di una risposta infiammatoria generalizzata innescata dal contatto del sangue con il materiale non biologico del circuito.
“In questo tipo di chirurgia non è sempre necessario fermare il cuore. Noi infatti utilizziamo una chirurgia OFF-PUMP (A cuore battente e senza l’ausilio della circolazione extracorporea – ndr) con speciali stabilizzatori, che immobilizzano selettivamente la parte del cuore su cui viene effettuato l’intervento nel 90% dei pazienti e non abbiamo mai registrato problemi di disfunzione miocardica”, ha sostenuto il prof. Giovanni Troise, Direttore della U.O. Cardiochirurgia della Fondazione Poliambulanza di Brescia. Nello specifico, si tratta di un tipo di chirurgia OFF Myocardial protection, visto che al cuore non viene fatto nulla se non una rivascolarizzazione su vasi epicardici. Quindi è un intervento innovativo che riduce i rischi per il paziente e dimezza la degenza post-operatoria, su qual però, avverte il Prof. Marco Ranucci, Direttore del Servizio di Anestesia e Rianimazione Blocco Cardiochirurgico dell’I.R.C.C.S. Policlinico San Donato, “La qualità della rivascolarizzazione sembra più completa quando si arresta il cuore, in quanto tecnicamente si riesce a eseguire un intervento più completo”. La soluzione dunque sembrerebbe quella di selezionare preventivamente i singoli interventi in base alle caratteristiche dei pazienti, in modo da evitare all’organismo gli effetti collaterali derivanti dall’utilizzo della circolazione extracorporea, migliorando così i risultati e consentendo di ridurre l’incidenza di alcune complicanze soprattutto in pazienti con altre patologie associate.
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