Con l’album “9” il ritorno alle origini dei Negrita
NAPOLI – Il 27 marzo, alla Feltrinelli in Piazza dei Martiri, si è tenuta la presentazione del nuovo album dei Negrita: “9”.
Citati anche nell’Enciclopedia del Rock, i Negrita hanno fatto un pezzo di storia della musica italiana. Nati nella seconda metà degli anni ’80 con il nome di Inudibili, hanno il loro reale lancio all’inizio degli anni ’90 con la nuova formazione: i Negrita appunto, nome preso dalla celebre canzone dei Rolling Stones “Hey! Negrita”. Questa rock band ha accompagnato tante generazioni senza mai smettere di produrre brani che colpiscono e rapiscono.
Nascono musicalmente seguendo la scia del rock anglosassone, incontrando una lieve deviazione ‘verso sud’ con i due album “L’uomo sogna di volare” ed “Eldorado”, dalle sfumature più etniche, che ricordano lievemente i Mano Negra, gruppo rock latino americano il cui cantante è il famoso Manu Chao.
Con il nuovo album “9”, lo storico trio composto da Pau (Paolo Bruno) cantante, Drigo (Enrico Salvi) chitarrista e Mac (Cesare Petricich) chitarra ritmica, ha un ritorno alle origini, di cui il brano musicale esemplare è “1989”, che «E’ un voler ricordare quando eravamo giovani ragazzi alla scoperta del mondo, quando le sfumature New wave accompagnavano la nostra ispirazione dove Bruce Springsteen e Tom Waits hanno segnato una generazione, un brano che vuole ricordare i grandi cambiamenti che avvenivano in quegli anni», ci spiega Pau.
Durante la presentazione vengono citati grandi artisti come Andrea Pazienza, illustratore pugliese; Carlo Ubaldo Rossi, produttore scomparso da poco e con cui i Negrita hanno collaborato, e la cui scomparsa ha ‘segnato’ il gruppo particolarmente; e infine Pino Daniele, il bluesman napoletano recentemente scomparso, citato anche nei ringraziamenti di quest’album e con cui avrebbero voluto più di una volta esibirsi, ma non è mai sorta l’occasione, opportunità persa di un connubio musicale che sarebbe stato indimenticabile.
Alle nostre domande hanno risposto Drigo e Pau, autori dei pezzi musicali.
Mondo Politico, brano presente in quest’album, è una critica a questo periodo storico e a questa società o un flusso di coscienza fattosi musica?
«Sai io e Pau abbiamo due approcci diversi nello scrivere, ci sono entrambe le cose che hai detto, è un pezzo scritto a quattro mani, io ho bisogno di andare in trance e guardare la mano che scivola sul foglio, mentre Pau parte da un’idea e quella comunica».
Quanto può influire la musica sulla gente?
«E’ ovvio che può influire tantissimo, anche per noi la musica ha influito molto, può cambiare anche l’opinione pubblica se la musica è fatta bene, non sono questi gli anni adatti, ma esistono fior di documenti, tra cui video televisivi e cinematografici, nei quali si cerca di trasferire l’idea che probabilmente John Lennon fosse un fastidio enorme per l’FBI per la CIA per l’America, lui perché stava cambiando la mentalità dei giovani americani essendo inglese; Bob Marley è riuscito a cambiare la mentalità della gente e ha provato ad unire i due leder storici in contrapposizione in Giamaica; come disse Bono Vox: la musica non può fare la rivoluzione, ma può esserne tranquillamente la colonna sonora».
Parte il 10 Aprile da Firenze il Tour della band, e terminerà a Pordenone il 25 Aprile al Palasport.
By Francesca Roberto