Cultura e arte di Napoli attraverso gli scatti di Marcello Erardi
NAPOLI – Abbiamo incontrato Marcello Erardi alle ore 15:00 di un pomeriggio assolato: ci attendeva seduto su una panchina di Piazza Dante, non molto lontano da casa sua. Lo scopo del nostro incontro era quello di approfondire la sua passione per la conservazione e la diffusione del patrimonio artistico della città di Napoli, come una piccola agenzia per il turismo partenopeo privata, ma attraverso un intenso attivismo sui social network: “Napoli vista attraverso gli scatti fotografici”, questo il nome della sua pagina Facebook, che include tantissime fotografie, didascalie tradotte in varie lingue del mondo e pubblicazioni varie. Questa di seguito è la sua intervista.
Signor Erardi, come nasce la sua idea?
«L’idea nasce fondamentalmente da una base molto forte di passione e curiosità che riguardano il patrimonio storico e artistico della città di Napoli. Fin da ragazzo ho cercato la ragione dell’origine delle cose, e quindi la mia curiosità mi ha spinto a ricercare le ragioni dell’esistenza dei monumenti che mi circondavano, perché credo che questi abbiano una specie di memoria storica, che si tramanda ai posteri, proprio attraverso ciò che la nostra curiosità ci porta a sapere. Se questi valori ci caratterizzano, non possiamo non conoscere la storia della nostra città.»
Allo scopo sono stati utili i social network?
«Sì, ho tentato di promuovere questa mia attività, riscuotendo abbastanza successo, attraverso una pagina Facebook creata nel dicembre 2013: “Napoli vista attraverso gli scatti fotografici“, dove attraverso un archivio fotografico abbastanza corposo, che è cresciuto nel corso degli anni, sono riuscito a raccogliere oltre 11mila ‘Mi piace’. In questi anni la pagina è arrivata a ospitare 800 album fotografici, che raccolgono tutti i miei scatti.»
Riceve anche commenti alle fotografie?
«Sono abbastanza le persone che mi esprimono la loro approvazione, se così si può dire, anche attraverso i commenti, poiché queste scoprono nuove sfaccettature della loro città, o perché attraverso le foto rivedono luoghi che nel corso della loro vita hanno avuto un’importanza particolare. Non vengo sommerso da migliaia di commenti, ma quei pochi che ricevo sono altamente gratificanti proprio per questo, anche perché il mio lavoro è totalmente gratuito: le foto sulla mia pagina sono condivisibili, e chiedo agli utenti solamente di citare la fonte, in modo tale che il contenuto della pagina, dunque la città di Napoli, possa ottenere maggiore visibilità, che non è quella di cui si parla tutti i giorni sulla carta stampata e in televisione che tralascia, per volontà o per non conoscenza, l’enorme patrimonio storico, artistico e culturale del nostro territorio.»
I media tendono a offrire sempre una faccia negativa della nostra Città?
«La città di Napoli non è priva di problemi, ma lo scopo della pagina è proprio quello di portare a conoscenza, di riportare alla memoria, di far scoprire o riscoprire l’enorme patrimonio culturale e artistico della nostra Città: quasi 2500 anni di storia che affonda le sue origini nella civiltà greca. Io non sono laureato, non ho studiato queste cose, ma la mia passione mi porta a documentarmi ogni volta che intraprendo questo cammino, per conoscere almeno i fondamentali che mi permetteranno di comprendere meglio l’origine del soggetto che andrò a fotografare. Talvolta studio anche gli aneddoti: per me “Storie e leggende” di Croce è un libro che non dovrebbe mancare in casa di un buon napoletano, penso lo stesso de “Il ventre di Napoli” di Serao, o le opere di Celano, perché è lì che troviamo tutti i particolari che compongono la Città, che sono stati raccontati attraverso la loro passione.»
Lei agisce da cittadino o da fotografo?
«La scelta la compio da cittadino Napoletano, con la N maiuscola. Non da italiano, non da fotografo, solo da Napoletano, perché sono estremamente affascinato e innamorato della mia Città, come si ama una persona.»
Dunque il sentimento che la spinge è lo stesso che cantava Pino Daniele in “Napul’è”?
«Sì. Sono stato anche al suo funerale, è un artista che mi ha sempre affascinato. Ho cercato di immortalare questo momento attraverso le foto e alcuni video che risalgono a questo triste evento.»
Napoli e gli stereotipi. Lei, essendo in contatto con numerosi stranieri, riesce a far cambiare loro idea?
«Rispondo a questa domanda riportando il discorso sulla mia pagina, perché quando l’ho concepita ho pensato che in questo percorso non sarebbe bastata la sola fotografia. Allora ho pensato di correlare ogni album fotografico a una mini scheda storica, ricavata da Wikipedia, usando il traduttore per dare delle informazioni anche in lingua inglese, per far sì che l’album fosse completo dal punto di vista fotografico, storico e artistico. Tutto ciò proprio per permettere a chiunque di percepire il concetto base che voglio trasmettere, anche a livello internazionale.».
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Veramente grazie. Per noi Che l’abbiamo da lontano, non c’e prezzo…