Cultura. Montanari: “Franceschini e Renzi riformano patrimonio culturale senza sapere cosa è un museo, una biblioteca”
NAPOLI – In occasione dell’ultima presentazione del libro “Il vecchio che parlava alle piante”, opera letteraria di Mauro Giancaspro edita da Polidoro, si è accesa una discussione sulla nuova concezione statale di fruizione del patrimonio storico-artistico italiano, incentrata tutta sulla produttività e il profitto. Alla discussione ha partecipato attivamente lo storico dell’Arte Tomaso Montanari, al quale abbiamo rivolto alcune domande.
La sua opinione sulla nuova concezione di fruizione del patrimonio culturale italiano?
«Il patrimonio culturale e la cultura devono servirci per diventare più umani, e questo lo dice l’Art.9 della Costituzione, in cui si afferma che la Repubblica deve tutelare il patrimonio; e l’Art.3, per il pieno sviluppo della persona umana. Se davvero deve fare questo, dal momento in cui la sottoponiamo al mercato, che tende a disumanizzare e ci vede come numeri, clienti, consumatori, semplicemente pervertiamo lo scopo del patrimonio. Il Vangelo dice che non si può servire due padroni: la cultura e il nostro patrimonio storico-artistico servono a rendere i cittadini liberi o devono alimentare clienti. Due cose insieme non si possono fare»
Quale potrebbe essere la soluzione?
«La soluzione sarebbe fare una reale spending review ispirata ai criteri della Costituzione e cominciare a finanziare la cultura almeno quanto spende la media dei Paesi europei, sarebbe un passo avanti. Ricordo quando Renzi mi invitò alla prima Leopolda, io ci andai perché bisogna essere aperti alla cultura e parlai di evasione fiscale. Solo con la lotta all’evasione fiscale si può finanziare il patrimonio culturale, invece la scelta è quella di non fare la lotta all’evasione fiscale e non redistribuire la ricchezza e di rivolgersi al privato, allora diventa una scelta di campo, ma non è obbligatoria»
Quindi manca la volontà politica di risolvere i problemi. Ai nostri politici manca coscienza civica?
«I governi cambiano, ma i politici non riescono a guardare oltre il ricavo economico o un peso economico da gestire, magari lasciandoli a terzi. Siamo in ritardo con un provincialismo che ricorda l’Europa degli anni ’80. Ci governano le parole d’ordine dell’Europa ultraliberista degli anni ’80. Renzi dice che il suo modello è Tony Blair, ma all’ultima Leopolda c’era scritto che lo Stato non è la soluzione, è il problema, che è una frase di Ronald Raegan. C’è una cultura provinciale e ritardataria che vede un nemico nel pubblico e l’unico dominio possibile delle nostre vite è il mercato. La riforma costituzionale che si sta facendo è pessima, viene fatta su J.P. Morgan, per (Società finanziaria con sede a New York, leader dei servizi finanziari globali – ndr) le grandi banche internazionali. La scuola italiana rivede i suoi programmi per formare operatori del mercato, non cittadini. C’è un problema di fondo culturale: l’ignoranza della classe dirigente. Il Ministro Franceschini e il Presidente Renzi riformano il patrimonio culturale senza sapere cos’è un museo, una biblioteca. Per sapere come organizzare un ospedale bisogna sapere cos’è la medicina»
Da segnalare che, sul finire della discussione, l’autore Mauro Giancaspro ha annunciato la pubblicazione a breve di un altro libro, intitolato provvisoriamente “La lunga notte dei Girolamini”: un libro denuncia centrato sul saccheggio dei volumi della storica Biblioteca. Dunque non ci siamo fatti scappare l’occasione di raccogliere una sua battuta al riguardo.
Mauro Giancaspro, il suo nuovo libro sarà una denuncia o un’altra “favola, ma non troppo”?
«E’ una tragedia! Non posso aggiungere altro. Se “Il vecchio che parlava alle piante” è una fiaba, questo nuovo libro è una tragedia. Ne leggerete delle belle!»