Dipendenze. Slot e video lotterie non sono giochi
ROMA – In data 21 gennaio, in un bar di Monterchi, Comune in provincia di Arezzo, alla richiesta della titolare di uscire dal locale perché in orario di chiusura, un operaio rumeno di 38 anni, che aveva trascorso molte ore a bere e giocare alle slot machine, ha perso la testa, tanto da costringere la titolare del bar a chiamare le forze dell’ordine: in presenza dei carabinieri della stazione locale, l’uomo, in evidente stato di alterazione, ha resistito alla richiesta di allontanamento, affermando di voler restare fino al recupero di tutta la somma persa al gioco. L’episodio si è ovviamente concluso con l’arresto per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. E ancora, all’inizio del mese di gennaio il ritrovamento a Burolo, Comune in provincia di Torino, del cadavere di un ragazzo di 30 anni, impiccatosi a causa dei debiti di gioco, in particolare legati alle slot machine. Ma questi sono solo i più recenti episodi di una carneficina che va avanti da quando lo Stato ha autorizzato la diffusione del gioco d’azzardo, che nel 2016, secondo l’agenzia specializzata Agripronews, ha portato gli italiani a spendere 74,3 miliardi di euro tra slot (26,3 miliardi); Video lotterie (22,8 miliardi); Superenalotto (1,6 miliardi) e Lotto (8 miliardi), facendo incassare alle casse pubbliche ben 10 miliardi di euro, sporchi di sangue.
Come ci si ammala di gioco d’azzardo? Come aiutare chi cade nella trappola? A queste e altre domande ha risposto il Dottor Francesco Ciufo, psicologo e psicoterapeuta a orientamento psicodinamico.
Quando finisce il gioco e inizia la dipendenza patologica?
«Inizia dove l’individuo non riesce più a controllare un istinto che si trasforma in un bisogno. Il gioco è qualcosa di separato dalla realtà, di fittizio e improduttivo se non utilizzato per stare insieme agli altri. Il soggetto patologico, proprio di questa separazione non tiene conto, si dissocia infatti dalla propria vita e l’affida alla fortuna, con l’idea di arricchirsi senza fatica, perdendo progressivamente la capacità di dare il giusto valore ai soldi e alle relazioni».
Il soggetto patologico come si relaziona nella società e nella famiglia?
«Il paziente sfugge alla realtà quotidiana, utilizzando il gioco come antidepressivo, per evadere da se stesso. Il bisogno di soddisfare un desiderio controproducente ed effimero porta un’alterazione della personalità e della visione del mondo, che si traduce in bugie e scuse per non ammettere una dipendenza».
Ci sono individui più soggetti a diventare patologici?
«Si, sopratutto chi ha gravi deficit emotivi. Questi generano insoddisfazione, dolore, che giocando viene scaricato, in quanto le slot e il gioco in generale mandano in trance una parte del cervello, facendo rilassare».
Quali sono i percorsi consigliati per curarne la dipendenza?
«Farsi aiutare, parlarne in famiglia e con i propri cari è il primo passo, consentendo di tornare in rapporto con la propria vita. Inoltre psicologi e centri SERT (Servizio per le Tossicodipendenze – ndr) del proprio comune supportano il soggetto patologico attraverso percorsi individuali o terapie di gruppo, a seconda della gravità della dipendenza».
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