Documentato scioccante addestramento jihadista ai bambini afghani
JALALABAD – Il giornalista afghano Najibullah Quraishi, addentratosi in un campo di addestramento jihadista per bambini in territorio afghano, ha documentato gli orrori dell’indottrinamento infantile organizzato dallo Stato islamico.
Lo Stato islamico, nonostante le manovre anti-terrorismo in Afghanistan, ha ormai esteso la sua influenza anche nel Paese centro-meridionale asiatico, portandovi quella ‘scuola’ jihadista che aveva già segnato la vita di migliaia di bambini in Siria e Iraq con un vero e proprio lavaggio del cervello. Un addestramento di sei giorni alla settimana, dalle ore 08:00 alle ore 16:00, con due ore di pausa, per insegnare a bambini afghani e pakistani di età compresa tra i 3 e i 12 anni, a maneggiare le armi, le tecniche di decapitazione e il terrorismo suicida. Questa è la vita dei giovani nei campi di addestramento dello Stato islamico raccontata al canale Russia Today dal giornalista afghano Najibullah Quraishi, che ha rischiato la sua vita per visitare la scioccante realtà della scuola jihadista di Nangarhar, nella provincia orientale dell’Afghanistan, i cui territori sono stati occupati dai militanti dello IS in una delle tante operazioni di espansione nei paesi dell’Asia centrale.
I bambini conoscevano tutti i nomi delle armi, segno di una formazione che va avanti da mesi, e sapevano come e contro quali nemici usarle. “I loro obiettivi sono di fare qualcosa alla Russia”, ha dichiarato Quraishi all’emittente internazionale russa, sottolineando la concretezza di una grande minaccia per la Russia, che dal 30 settembre porta avanti raid aerei contro lo Stato islamico e altri gruppi terroristici in Siria. Il territorio afghano, che ha visto l’ascesa dell’ISIS a seguito del ritiro delle truppe americane nel 2014, non sarà altro che la base per espandere le loro attività nell’Asia centrale. Secondo Quraishi infatti nel nord dell’Afghanistan ci sono circa 2.000 famiglie dello Stato islamico provenienti dall’Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan, pronti a varcare i confini per ritornare nei loro paesi.
By Miriam Lanzetta