Effetti dei fumi tossici. Intervista esclusiva al Prof. Giordano

PHILADELPHIA – I recenti roghi avvenuti nel Napoletano, ultimo quello del fabbricato in zona Gianturco contenente materiale cinese, hanno risollevato la problematica ambientale dello smaltimento dei rifiuti e dei rischi connessi all’inalazione dei fumi di diossina. A tal proposito abbiamo chiesto il parere di uno dei massimi esperti di oncologia, il Prof. Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine di Philadelphia, presidente del Comitato Scientifico della Human Health Foundation Onlus, e professore di Anatomia e Istoloigia Patologica presso il Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Neuroscienze, presso il Laboratorio di Tecnologie Biomediche ed Oncologia Sperimentale dell’Università di Siena.

Prof. Giordano, a Napoli un vasto incendio ha incenerito articoli cinesi, mentre a Giugliano, nella discarica della Resit, è divampato un rogo alimentato da rifiuti tossici e industiali, in passato smaltiti illegalmente dalla criminalità. Che rischi corrono gli abitanti della zona?

«La combustione di rifiuti comporta il rilascio di sostanze cancerogene nell’ambiente, fra cui diossine, policlorobifenili (PCB), metalli pesanti, furani e idrocarburi policiclici aromatici (IPA). L’esposizione o l’inalazione di queste sostanze interferiscono con il nostro patrimonio genetico, attraverso meccanismi di tipo epigenetico di alterata trascrizione dell’informazione contenuta nel DNA, determinando malattie come il cancro, il diabete, l’infertilità, le malattie alle vie respiratorie, le allergie, l’obesità, i disturbi neurodegenerativi, l’alterata risposta allo stress. E’ tristemente noto l’aumento esponenziale delle malattie nella popolazione campana. Nel 2009 ho coordinato uno studio epidemiologico nel quale sono state esaminate le SDO (schede di dismissione ospedaliere) di pazienti colpite da cancro al seno relativamente alla finestra temporale tra gli anni 2000 – 2005: il numero dei tumori mammari risultava superiore a quello riportato dagli organi ufficiali. Vi erano oltre 40.000 casi non censiti e statistiche sottostimate del 26,5%, soprattutto nella fascia di eta’ tra i 25 e i 44 anni. Successivamente, con una nuova ricerca, estendevo il periodo di osservazione al 2008, e venivano confermati gli aumenti delle quadrantectomie in età di prescreening, cioè tra i 25 e i 39 anni e tra i 40 e i 44 anni.»

Le diossine possono trasmettersi nell’organismo umano anche attraverso la contaminazione dei campi e dell’acqua?

«Certamente. L’inquinamento atmosferico incide anche sull’ambiente circostante. La presenza nell’aria, nell’acqua, nella vegetazione di sostanze tossiche al di sopra di certe concentrazioni è causa dell’insorgenza e/o dell’aggravamento di molte patologie respiratorie e cardiovascolari. L’irritatazione e infiammazione delle prime vie aree e degli occhi, i ricoveri ospedalieri per asma, per bronchiti, per scompenso cardiaco, per infarto miocardico fino alla morte, sono solo alcuni degli effetti terribili dell’inquinamento atmosferico. Ovviamente i bambini, gli anziani, i malati con patologie respiratorie e/o cardiovascolari, le donne in gravidanza, sono i soggetti di regola maggiormente colpiti. Alcuni di questi dati sono contenuti in “Campania terra di Veleni” e in “Monnezza di Stato”, scritto con il giornalista di Sky, Paolo Chiariello. Da questi scritti emerge chiaramente che il problema inquinamento era ben noto oltre 40 anni fa, quando mio padre Giovan Giacomo, direttore dell’Istituto Scientifico “Fondazione G. Pascale” di Napoli, l’aveva denunciato attraverso numerosi lavori scientifici.»

Tanti sdrammatizzano i rischi derivanti dall’inalazione dei fumi tossici. Perché secondo lei?

«Sdrammatizzare o minimizzare è sempre sbagliato. Bisogna analizzare la realtà in maniera oggettiva e sulla base dei dati in nostro possesso che, sebbene siano parziali, sono allarmanti. I noti ritrovamenti di sostanze tossiche in Campania ci offrono una fotografia abbastanza reale del problema, ma la nostra regione rappresenta solo la punta dell’iceberg di una questione che investe tutta la penisola. Sul tema inquinamento l’Università di Palermo, il 22 luglio, ha tenuto, a Villa Niscemi, una tavola rotonda patrocinata anche dal Comune, nella quale è emerso che anche la Sicilia non si salva. Questa terra è priva di un piano per la gestione dei rifiuti e nel 2015 si ritrova ancora a smaltire i rifiuti nelle discariche a discapito di una raccolta differenziata con percentuali basse, se non bassissime. Nell’isola trionfano ancora le discariche, in molti casi stracolme di rifiuti, a gestione spesso appannaggio della mafia dei colletti bianchi, legatissima alla politica che conta.»

Dopo quanto tempo dall’inalazione di fumi tossici possono manifestarsi i sintomi di una patologia?

«E’ impossibile fare previsioni. I fattori in questione sono molteplici e variabili. L’insorgenza della patologia è influenzata dal periodo di esposizione e/o di inalazione, dal tipo sostanza che inala l’organismo umano e dai fattori genetici.»

In caso di rogo di sostanze cancerogene, come possono cautelarsi i cittadini?

BESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswyBESbswy

«L’unica arma a disposizione dei cittadini è la conoscenza, l’informazione. Sapere quali zone sono inquinate significa accendere i riflettori sui prodotti che la popolazione dovrebbe evitare di consumare. I cittadini sono le migliori sentinelle del territorio dal momento che le loro denunce possono rivelarsi preziose per gli inquirenti. Purtroppo la recente legislazione non aiuta gli operatori del sistema giudiziario a incidere con efficacia per la soluzione di questi problemi. La nuova normativa prevede infatti una fattispecie inquinamento ambientale non abusivo o un disastro ambientale non abusivo. E tanto a mio modo di vedere è impensabile. Come è possibile ipotizzare un inquinamento ambientale o un disastro ambientale non abusivo? E’ evidente che con il ricorso all’avverbio “abusivamente” si è introdotto un condizionamento di tipo esclusivamente politico. Chi stabilisce l’abusività della condotta, se non il Governo attraverso l’introduzione dei regolamenti che di volta in volta stabiliranno le entità, le misure, i margini di manovra, che saranno determinati secondo le esigenze di politiche industriali del momento?».

Chris Barlati

Leave a comment