Egitto. Obbligo investimento economico per stranieri che sposano giovani egiziane
CAIRO – Martedì 8 dicembre il Ministro egiziano della Giustizia, Ahmed El Zend, ha emanato un decreto che obbliga gli stranieri intenzionati a sposare una donna egiziana alla sottoscrizione di un investimento di 50.000 lire egiziane, circa 5.000 euro, da effettuarsi nella banca di afferenza della donna, nel caso in cui l’età di quest’ultima sia di molto inferiore a quella dello sposo.
La notizia è stata diffusa mediante la gazzetta ufficiale del Paese. Secondo la disposizione, l’obbligo va applicato nel caso in cui la differenza di età superi i 25 anni. Sempre secondo la nuova legge, l’investimento dev’essere depositato alla National Bank egiziana con un tasso di interesse del 12,75%: il pagamento della cifra sarà dilazionato in rate semestrali per dieci anni.
In un’intervista per la testata egiziana Al Ahram, Azza Kamel, avvocatessa per i diritti femminili e fondatrice dell’ACT, Tecniche Appropriate di Comunicazione, un’associazione egiziana per lo sviluppo, ha dichiarato: “La nuova emanazione serve a tutelare i diritti delle donne e a dargli garanzie economiche, ma non serve per scoraggiare i matrimoni infantili”. L’avvocatessa egiziana infatti è preoccupata per i criteri di applicazione del provvedimento che non garantirebbero la diminuzione del numero di spose bambine. Un numero che in Egitto ancora fa paura: nel luglio del 2015, secondo dati governativi, il 15% dei matrimoni avvenuti nel Paese è stato contratto con spose minorenni. Il fenomeno interessa soprattutto i governatorati rurali e le aree povere del Paese. Una legge del 2008 aveva alzato a 18 anni l’età legale per contrarre matrimonio, ma nei quartieri egiziani più disagiati si continuano a combinare unioni con ‘compratori’ stranieri, per i quali vengono messe in vendita ragazzine adolescenti, ignare del loro destino.
Queste spose bambine egiziane sono parte di un contratto matrimoniale che può essere temporaneo o stagionale, stipulato con imprenditori e uomini facoltosi del Golfo Arabo, allo scopo di evadere il reato di prostituzione o di sfruttamento minorile. A questa transazione prenderebbero parte dei mediatori che intascano poi la loro percentuale sugli accordi stipulati ai danni delle ragazzine. In molti casi, dopo aver contratto matrimonio temporaneo e aver sfruttato al meglio ‘la situazione’, lo sposo, dopo aver privato la ragazzina di diritti oltre che di dignità, la abbandona, lasciandola a un destino di miseria in un paese straniero.
Secondo l’avvocatessa Kamel, la nuova emanazione dovrebbe tutelare le spose anche da questo punto di vista, imponendo alle ambasciate egiziane all’estero di prendersi cura di queste donne nel caso subissero l’abbandono.
By Margherita Sarno