Elicotteri militari in azione nel Sinai
AL ARISH – Elicotteri dell’esercito egiziano hanno assaltato questa notte i residenti dei villaggi di al Tuma, al Muqata’a e al Mahdiya nel Sinai del Nord, dove è in vigore, così come nel Sinai centrale, lo stato di emergenza a causa di un attentato suicida che la settimana scorsa ha provocato la morte di almeno 31 soldati egiziani, l’attacco più letale da quando l’esercito ha rovesciato l’ex presidente Mohamed Morsi.
L’esercito egiziano ha rafforzato la sua presenza nel Sinai per intensificare la campagna contro i gruppi armati che operano nella regione, i quali hanno giustificato la loro azione così: “Gli attacchi sono in rappresaglia a un giro di vite radicale imposto dalle forze di sicurezza, in cui centinaia di sostenitori di Morsi sono stati uccisi e circa 20.000 persone sono state arrestate”. Dunque il Governo militare egiziano ha accusato il gruppo dei Fratelli Musulmani, nella lista nera come “gruppo terroristico” dall’anno scorso, dell’esplosione avvenuta vicino la città di al-Arish, capoluogo del Governatorato del Sinai del Nord, noto per essere il punto di partenza della Arab Gas Pipeline, il gasdotto che termina la sua corsa a Tripoli, in Libia, dove da mesi si combatte per strada per il controllo delle attività petrolifere e dunque del potere.
La Fratellanza, che ha rinunciato ufficialmente alla violenza decenni fa, ha però condannato gli attacchi negando ogni coinvolgimento. Tuttavia l’esercito di Abdel Fattah el-Sisi ha predisposto il coprifuoco sul territorio, e per prevenire il contrabbando di armi e combattenti attraverso i tunnel sotterranei che collegano il Sinai del Nord a Gaza, ha iniziato a demolire le case di centinaia di famiglie palestinesi che vivono lungo il confine con la Striscia, al fine di creare una zona ‘cuscinetto’.